La grande danza che incanta torna a Verona
Dopo otto anni di assenza dal cartellone, il balletto torna in scena al Filarmonico di Verona e riparte alla grande con il più classico dei balletti, Il Lago dei cigni, nella coreografia di Evgenij Polyakov nella versione ripresa da Enrica Pontesilli. I biglietti per le sei rappresentazioni sono andati a ruba in pochissimo tempo, a riprova del grande interesse del pubblico veronese per il balletto classico complici anche i nomi dei protagonisti del doppio cast: Manni/Andrijashenko del Teatro alla Scala di Milano e Konovalova/Caixeta rispettivamente del Wiener Staatsoper e del Dutch National Ballet.
Le scenografie disegnate da Michele Olcese sono assai suggestive. La tranquillità dell’hortus conclusus del Giardino Giusti di Verona fa da sfondo al primo atto, nel terzo atto gli scenari barocchi del Farnese di Parma si fondono con la dolcezza del paesaggio di villa dei Vescovi nei Colli Euganei, mentre le spigolosità delle montagne dell’alto lago di Garda incorniciano la luna ed i suoi riflessi argentei nel secondo e nel quarto atto. Le grandi tele dipinte nei laboratori della Fondazione Arena sotto la supervisione di Paolino Libralato sono un capolavoro di grande bellezza sicuramente apprezzate da tutti. Meravigliosi e molto opulenti gli abiti ideati da Francesca Morabito che ha senz’altro voluto caratterizzare con colori accesi il primo ed il terzo atto rispetto agli atti bianchi.
Nella pomeridiana del 21 dicembre Liudmila Konovalova è stata un’ottima interprete del duplice ruolo di Odette/Odile sebbene sia risultata a tratti algida. Il pubblico ha senz’altro potuto apprezzare la sua tecnica straordinariamente solida: arabesque, attitude, pirouettes, fouetté doppi, fouetté all’italiana e l’elenco potrebbe continuare all’infinito dato che non c’è nulla che questa magnifica ballerina non sia in grado di eseguire con precisione. Il ruolo del Principe è risultato del tutto naturale per Victor Caixeta che è elegantissimo in ogni gesto. Grande elevazione, leggerezza, ottimo baloon, eccellente lavoro di batteria nelle gambe e credibile interpretazione fanno di lui un formidabile Sigfrid.
Bravi anche tutti i solisti a cominciare da Alessandro Macario nel ruolo di Rothbart: pregevoli i giri, anche se la sua esecuzione dei salti e dei lift nel passo a due con Sigfrid sia risultata un pochino pesante. Bellissime linee per le tre ragazze che hanno danzato i grandi cigni: Giorgia Ricciardi, Giorgia Giacone e, in particolare, Fiammetta Daniello alla quale la definizione di arabesque come linea infinita calza alla perfezione vista anche la fisicità importante, ma gestita con eccellente padronanza. Coordinato e ben affiatato il corpo di ballo femminile nel secondo atto; un po’ meno quello maschile nel primo, anche se ha trasmesso grande energia e voglia di tornare a calcare le scene anche durante la stagione invernale.
Il Maestro Vello Pähn ha diretto l’Orchestra dell’Arena di Verona nell’esecuzione precisa e puntuale delle celebri pagine scritte da Tchaikovsky assecondando di volta in volta le necessità degli interpreti e della danza come solo i valenti direttori di musica da balletto sono in grado di fare. La dolcezza delle note del grande compositore russo insieme all’atmosfera suggestiva e ovattata del Lago continueranno a scaldare i cuori durante le feste natalizie.