Esecuzione in forma di concerto del famoso balletto di Tchaikovsky, con la direzione del Maestro Gustavo Dudamel, l’orchestra di Santa Cecilia ed il Coro delle voci bianche di Santa Cecilia dirette da Claudia Morelli
Secondo dei tre famosi balletti, seguito nel 1895 da Il lago dei cigni, e preceduto nel 1890 da La bella addormentata, fu composto tra il 1891 ed il 1892, con prima esecuzione il 18 dicembre 1892 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Si basa sul libretto di Alexandre Dumas Storia di uno schiaccianoci, a sua volta liberamente tratto dal racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann Schiaccianoci e il re dei topi. Nel catalogo delle opere del grande compositore russo è indicato come Op.71.
Si potrebbe pensare che togliendo ad un balletto scenografie e coreografie, si perda la maggiore attrazione artistica dell’opera, ma questo non vale per Lo Schiaccianoci dato che la parte musicale costituisce in sé un vero e proprio poema sinfonico di grandiose proporzioni capace di esistere anche senza gli altri elementi più teatrali. Il compositore durante la scrittura della partitura, in un suo cartiglio con il nipote Vladimir Davydov (da lui chiamato scherzosamente “Bobik”), ne parla in modo molto disincantato, come di una “minestra riscaldata”, assai minore rispetto al livello della Bella addormentata. Forse un giudizio troppo severo, per uno dei balletti più belli mai scritti, o forse una lettera scritta per ottenere dal nipote una qualche forma di conforto.
La direzione del balletto è stata sin dalle prime battute molto energica e fedele alla partitura. Il Maestro ha saputo farci dimenticare la scenografia e le coreografie, facendoci viaggiare solo sulle ali della musica.
Il concerto si apre con l’Ouverture Miniature, un piccolo capolavoro di leggerezza e agilità. La partitura non prevede l’uso di violoncelli e bassi, in modo risultare più leggera ed i rapidi passaggi degli archi, con interventi del flauto traverso, del clarinetto e dell’oboe, creano una magnifica atmosfera di fantastica suggestione, forse con qualche riferimento all’Ouverture del Sognio di una notte di mezza estate di Mendelssohn risalente al 1843. Una direzione impeccabile e leggera ha subito trasportato gli ascoltatori nella dimensione della favola.
Il primo quadro nel primo atto ci introduce alla festa di natale in casa Stahlbaum con l’allestimento dell'albero e una serie di danze che coinvolgono gli ospiti della festa ed i bambini. Molto suggestiva l’esecuzione della famosa marcia con il suo tono scherzoso quasi comico e il tema agile e plastico eseguito dalla tromba e dal corno. Bella anche l’esecuzione della danza della bambola meccanica e del Trepak, con un tono, in questa esecuzione, estremamente drammatico da cui sembra quasi far capolino lo Stravinsky dell'Uccello di fuoco. Il Maestro Dudamel ha saputo condurre orchestra e spettatori dall’atmosfera iniziale spensierata e felice della festa alla dimensione onirica della notte dopo la dipartita degli ospiti (al rintocco della mezzanotte eseguito dalla campana) ed all'esplosione finale della battaglia dei topi con i soldatini. Una scena davvero epica quest’ultima. Solitamente lo spettatore sarebbe concentrato sulla coreografia della battaglia stessa, ma in questo caso il direttore ha letteralmente scatenato l’orchestra ottenendo un effetto drammatico incredibile. L’applauso scrosciante alla conclusione del primo quadro ne è stata la prova. Dopo la battaglia dei topi, la scena si sposta da casa Stahlbaum al bosco, con protagonisti Clara e il principe celato inizialmente nello schiaccianoci.
Prima dell’intervallo è stato eseguito l’inizio del secondo quadro nel primo atto, con il bellissimo tema dell’amore tra il principe/soldatino e Clara, quasi una icona della musica romantica.
Durante l’esecuzione il famoso Valzer dei fiocchi di neve, pochi istanti prima che iniziasse il coro, da una porta laterale al palco, è entrato in sala il Coro delle voci bianche dirette da Claudia Morelli. E’ stata davvero una scena magica, la sala inondata dal suono delle voci bianche e dalle note di questo splendido valzer: un’esperienza davvero unica che avrà fatto venire la pelle d’oca a non pochi spettatori. Il tributo del pubblico alla fine è stato lungo e appassionato, con numerosi richiami sul palco di direttore e direttrice del coro. Bellissimo!
Dopo l'intervallo è stato eseguito invece il secondo atto, con il terzo quadro del balletto. La scena si sposta dal bosco al Regno del Paese dei dolciumi, nel Castello della Fata Confetto. Questo terzo quadro contiene le musiche più famose, inizialmente anticipate da Tchaikovsky nella Suite Op.71a, usata anche come strumento di promozione pubblicitaria per il balletto già quasi un anno prima della sua prima esecuzione al Teatro Mariinskij. Dopo un breve preludio, si passa ad un divertissement con una serie di danze, ognuna con una peculiare caratterizzazione: la Danza del cioccolato, la Danza del caffè, la Danza del tè, il Trepak, la Danza degli zufoli, per citare le più belle. Il Maestro qui ha saputo cogliere le particolarità di ogni singolo brano anche con l'ausilio dei bravissimi solisti dell’orchestra (come nella Danza degli zufoli o in quella del Tè) rendendo l’esecuzione unica e particolare.
Una nota di merito all’esecuzione del famoso Valzer dei fiori, che ha travolto con la sua bellezza la sala e la delicata Danza della Fata Confetto, iconico brano con accompagnamento della celesta come strumento solista.
Con il Valzer finale e l’Apoteosi si è concluso il concerto, seguito da un applauso lungo e sentito da parte del pubblico in sala.
Insomma un gran bel concerto che ha rivelato un sorprendente lato sinfonico della partitura del grande compositore russo. L’apprezzamento del pubblico è stato grande, ed è stato condiviso anche da noi.
Ora aspettiamo la versione in concerto del Lago dei Cigni!