Lord of the Dance è uno spettacolo a metà tra musical americano, concerto rock, danza e musica popolare irlandese dove il ritmo è ...
Lord of the Dance è uno spettacolo a metà tra musical americano, concerto rock, danza e musica popolare irlandese dove il ritmo è senz’altro l’ingrediente principale che travolge anche lo spettatore che lo vede per la prima volta.
Lo spettacolo, che si rifà alle radici dalla danza, musica e leggende celtiche, è stato ideato ed interamente coreografato da Michael Flatley, ballerino e coreografo di Chicago che a soli sedici anni ha vinto, primo americano nella storia, il campionato mondiale di danza irlandese. Da allora, Flatley è stato via via paragonato a Gene Kelly, Fred Astaire e Rudolf Nureyev ed è diventato una star della danza folk contemporanea, arrivando ad assicurare i suoi piedi per 25 milioni di dollari.
Lord of the Dance ha debuttato nel 1996 a Dublino e da allora ha avuto centinaia di repliche in 36 paesi, dove è stato visto da oltre 50 milioni di spettatori, ma ha realizzato il suo record di incassi a Londra alla Wembley Arena con 21 sold out consecutivi.
Il balletto di fatto non ha una vera e propria trama: i temi sono la rottura del flauto del secondo atto, il bacio rubato e l’eterna lotta tra il bene ed il male.
Le scenografie originarie, affidate ai coniugi Park, che hanno messo in scena i tour delle più grandi rockstar (tra i tanti ricordiamo Pink Floyd e U2), erano di grande impatto: un’enorme griglia grigio-azzurra con incastri celtici sullo sfondo e 6-8 “capanne” disposte a V rovesciata sul palcoscenico. Questo non è stato portato nello spettacolo di Brescia probabilmente per ragioni di spazio, così come in alcuni balletti la coreografia ha avuto un numero ridotto di ballerini (in particolare nei brani “il signore della danza” e “il pianeta Irlanda” che prevedevano tutti i 38 ballerini ed invece sul palco schierati ce ne stavano purtroppo solamente una ventina).
L’alta qualità tecnica dei danzatori è stata senz’altro indiscutibile. Il tipico gioco heel-toe-stamp-tap era perfettamente sincronizzato. Le coreografie di Michael Flatley sono state modificate in alcune parti rispetto alla prima versione, specie quella della zingara che è stata resa senza dubbio e giustamente più sensuale. Strabiliante la precisione geometrica nei passaggi dai cerchi, alle righe alle figure a V e a W nel balletto della vittoria.
Molto brava la cantante che ha interpretato la parte della dea Erin e le due violiniste.
Decisamente imponente l’allestimento tecnico e molto curati e colorati tutti i costumi; forse l’unica nota stonata era l’enorme cintura con la scritta “Lord of the dance” messa in vita al ballerino che eseguiva la parte principale.
Sonia Baccinelli 28/02/2004