Recensioni - Cultura e musica

Successo pieno per il cast della forza del destino diretta da Jader Bignamini

Al Teatro Regio di Parma Vincente anche l’allestimento di Stefano Poda

Tra le opere composte da Giuseppe Verdi, la forza del destino è quella che esplicita immediatamente tutti i temi cari al romanticismo: passione, morte, vendetta, salvezza cristiana, amore filiale ed intreccio storico.
Dopo una lunga ed apparentemente definitiva pausa compositiva seguita al suo matrimonio con Giuseppina Strepponi, Verdi accettò la commissione avuta dai teatri imperiali di San Pietroburgo solo con la promessa di avere piena libertà in ogni sua scelta e così fu.

Nel novembre 1861, da buon emiliano, il maestro partì per le prove preparato ad affrontare il rigido inverno russo portando con sé grandi quantità di vino, pasta, formaggio e salame; le cose però non andarono come previsto perché il soprano principale si ammalò e si dovette rimandare di un anno il debutto. L’anno seguente il successo dell’opera fu pressoché travolgente ed il critico del Journal de St. Pétersbourg scrisse: “ … desideriamo riferire del grande successo del compositore e delle ovazioni rivolte agli artisti, che per accondiscendere alle insistenti richieste del pubblico in molte occasioni hanno dovuto trascinare sulla scena il famoso compositore tra enormi acclamazioni ed prolungati applausi”.
Lo stesso è accaduto giovedì sera al Teatro Regio di Parma, dove una platea decisamente internazionale ha più volte chiamato alle luci della ribalta cantanti, direttore d’orchestra e maestro del coro manifestando apertamente ed a gran voce l’approvazione per uno spettacolo così bello.
L’ouverture sapientemente diretta dalla bacchetta del giovane Jader Bignamini ha lasciato tutti col fiato trattenuto fino all’ultima nota. Il maestro ha accompagnato melodicamente tutti e quattro gli atti con il giusto vigore ed energia richiesti dalla partitura verdiana, modulandoli ogni volta con una nuova e sorprendente disposizione d’animo.
L’allestimento pulito ed elegante del 2011, firmato in veste di regista, scenografo, coreografo e light designer da Stefano Poda, ha via via modellato corpi e scolpito architetture di grande impatto visivo, pur nella loro essenzialità di linee e di colori, usando semplicemente la diversa grana dei materiali e la modulazione del fari, o di taglio o puntati verso il pubblico per dare vita ai vari luoghi nei quali si svolge la vicenda. Le due scenografie con le croci ideate per il secondo ed il quarto atto sono semplicemente dei capolavori di buongusto, che dimostrano la perfezione dell’essenzialità.
Ovazioni nei primi due atti per la protagonista femminile: Virginia Tola, ha vissuto la parte di Donna Leonora in maniera coinvolgente, facendo avvertire tutta la fragilità dell’animo umano davanti alla morte e alla speranza della redenzione divina. I suoi duetti del secondo atto col Padre Gurdiano, il celebre Michele Pertusi, ci hanno deliziato con dei filati perfetti. Un plauso anche alla giovane zingara Preziosilla, Chiara Amarù, che ha giustamente preso le distanze dalle gitane del Travatore, creando un personaggio dolce, ma forte, ribelle, ma raffinato mostrando delle agilità di tutto rispetto. Il celebre Rataplan, in chiusura del terzo atto, è stato un piccolo cameo militare.
E se Verdi ha dedicato alle donne i primi due atti, il terzo è stato riservato al coraggio virile che risente delle citazioni manzoniane dell’Adelchi. Roberto Aronica è un Alvaro che vive il proprio dramma interiore sublimandolo in una visione religiosa: la sua voce piena e ben scandita convince subito il pubblico di trovarsi davvero davanti all’ultimo degli Incas. Il suoi duetti con Don Carlo, Luca Salsi, autentico baritono verdiano, sono tra i più riusciti momenti della serata. Il romanticismo ottocentesco esce allo scoperto, tormentando cantanti e personaggi dibattuti tra l’onore e il tradimento, tra la vendetta ed il perdono cristiano.
Davvero ottima la prova data dal coro del Regio preparato da Salvo Sgrò: le voci scure dei monaci dostoevskiani e le marce militari sono state condotte con la precisione dell’unisono. La serata  è stata un successo meritato per tutti, cantanti, direttore d’orchestra, maestro del coro e regista, di quelle che devono di essere viste e ricordate a lungo.

Sonia Baccinelli  23 ottobre 2014