Recensioni - Cultura e musica

Successo pieno per lo “sfrattato” Zorba

“Zorba il greco”, balletto che debuttò in Arena nell’estate del 1988 e fu ripreso nel ‘90, ha goduto in questi anni di una discret...

“Zorba il greco”, balletto che debuttò in Arena nell’estate del 1988 e fu ripreso nel ‘90, ha goduto in questi anni di una discreta fortuna, al punto che ormai si potrebbe definire come un classico, ed è quindi una scelta assolutamente condivisibile che l’ente che all’epoca lo commissionò, abbia scelto di riproporlo prima al teatro Filarmonico e poi all’interno della stagione areniana.
Fa però un certo effetto, soprattutto a chi serba ancora il ricordo di quelle straordinarie serate del 1988 e del 1990 assistere ad una versione ridotta non solo dal punto di vista musicale (infatti si tratta nello specifico di una suite tratta dalla partitura originale) ma anche dal punto di vista dell’organico esecutivo, scelta peraltro obbligata dal trasferimento dello spettacolo dall’anfiteatro areniano al palcoscenico del Teatro Romano. Se infatti posso legittimare questa decisione, nata da ovvie ragioni economiche e di pubblico per effetto delle quali da alcuni anni il balletto in Arena a lasciato il posto ad un’ulteriore allestimento operistico, mi trovo perplesso di fronte al valore artistico di tale scelta. Zorba in Arena raggiungeva un effetto ineguagliabile in qualsivoglia altro spazio esecutivo, e non solo perché si tratta del palcoscenico all’aperto più grande del Mondo, ma perché quel balletto era stato concepito proprio per quel determinato luogo e quindi ad esso era connaturato.
E’ vero che le coreografie sono state eseguite in modo altrettanto efficace da danzatori di grande livello, ma l’assenza dell’orchestra dal vivo e soprattutto del coro in scena (il coro: elemento imprescindibile all’interno del teatro greco; il coro, vero motore della tragedia) ne hanno ridotto la carica emotiva in maniera notevole. Spiace pertanto constatare che l’unica struttura in grado di riallestire un balletto nella sua integrità sia costretta a ripiegare su delle soluzioni di compromesso che in parte lo ridimensionano. Noi che allora c’eravamo possiamo consolarsi pensando che siamo dei sopravvissuti e che esiste comunque una videoregistrazione (anche su laser disc) del 1990.

Ma non siamo qui solo per commemorare ciò che non è più, ed allora parliamo del presente: Zorba, o meglio la sua suite, non ha assolutamente sfigurato all’interno anche di un altro contesto, soprattutto grazie alla maiuscola prestazione dei suoi interpreti. Irek Mukhamedov è un ballerino dalla mimica straordinaria, molto portato verso il carattere, per questo ha delineato uno Zorba divertito e divertente, estremamente coinvolgente ed ammiccante. A lui si è contrapposto il John di Gregor Hatala, giovane interprete dall’eccellente tecnica e dalla notevole freschezza interpretativa. Le due ninterpreti femminili erano le ottime Amaya Ugarteche quale Marina e Lucia ratti nel ruolo di Madame Hortense. Giovanni Patti è stato un eccellente Jorgos.
La coreografia originale di Lorca Massine, ripresa con abilità da Anna Kristof, ha risentito, soprattutto nelle scene di massa, degli spazi più ristretti. Al termine applausi calorosi e richieste di bis prontamente esaudite.

Davide Cornacchione 25/08/2002