Recensioni - Cultura e musica

Suor Angelica a Sirmione

Un allestimento in forma semiscenica dell’opera pucciniana in occasione della festa della donna.

Come avviene da alcuni anni, lunedì 8 marzo, in occasione della festa della donna, l'associazione dedicata alla Venerabile Benedetta Bianchi Porro ha organizzato a Sirmione il tradizionale concerto di primavera. In una sorta di ideale sintesi tra universo femminile, spiritualità e musica, la serata è stata caratterizzata da un'esecuzione in forma semiscenica della Suor Angelica di Giacomo Puccini.

Titolo della maturità del compositore lucchese e pannello centrale del Trittico, quest'opera è costituita da una prima parte corale, in cui gli equilibri tra le singole voci sono organizzati mediante un delicato gioco di incastri, e da una seconda parte, incentrata sulle figure di Suor Angelica e della Zia Principessa, in cui la vena melodica del compositore si manifesta in quelle che possono essere considerate le pagine più felici di tutte e tre le partiture.
La messinscena era affidata alle mani esperte della regista Maria Francesca Siciliani, che è riuscita, grazie all'apporto di pochi elementi scenici e ad un'essenziale gioco di luci, ad avere la meglio su di un palcoscenico assolutamente inadatto alle rappresentazioni teatrali. Il complesso viavai delle suore nella prima parte, quasi tutte allieve del conservatorio di Bolzano, si è dipanato in maniera regolare e funzionale ed i due personaggi principali sono stati efficacemente caratterizzati.
Apprezzabile anche l'aspetto musicale: il ruolo del titolo era interpretato dalla soprano Luisella Di Pietro, al suo debutto in Suor Angelica, che ha esibito una voce estremamente duttile, espressiva nei momenti più raccolti e sicura negli acuti, nonostante in alcuni trasparisse qualche piccola incertezza dovuta ad una comprensibile emozione. Una giovane cantante da tenere sicuramente d'occhio.
Vera rivelazione della serata è stata però la Zia Principessa della mezzosoprano Marlene Lichtenberg. Al di là della bellezza e della sontuosità dello strumento vocale (finalmente un vero timbro di mezzosoprano e non il solito soprano corto riadattato), la giovane cantante altoatesina si è distinta per un'interpretazione ricca di sfaccettature, tratteggiando un personaggio fiero e ed impermeabile agli affetti ma mai monocorde. Esempio da citare:  la varietà di accenti con cui ha risolto la frase “Com’è penoso udire i morti dolorare e piangere”.
Completavano il cast delle suore le efficaci  Anna Nardi, Rosa Palmadottir, Antonella Cappelletti, Sara Salvatori, Victoria Borneo, Julia Aichner, Jonia Fanney, Yuikiko Aragaki, Manuela Hancu ed Emanuela Moreschi.
Al pianoforte il giovane Enrico Gerola ha condotto con mano sicura mantenendo sempre coeso il delicato insieme.
Il numeroso pubblico ha apprezzato tributando calorosi applausi.

Davide Cornacchione 8 marzo 2010