Recensioni - Cultura e musica

Sydney Symphony Orchestra – La forza di un continente

Finale travolgente per l’ultimo concerto del Settembre dell’Accaemia 2008

Particolare il programma scelto dal Cavalier Gelmetti (sì, perché Gianluigi Gelmetti è stato nominato Cavaliere di Gran Croce dall’allora Presidente Ciampi e la Francia gli ha riconosciuto il titolo di “”Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres”): musiche di Maurice Ravel e Liza Lim, ovvero un compositore deceduto nel 1937, conosciuto ai più per la sua Boléro e una compositrice contemporanea, il cui brano “The Compass” (opera per orchestra, flauto e didgeridoo del 2006) le è stato espressamente commissionato dalla stessa Sydney Symphony Orchestra insieme alla Bayeruscher Rundfunk di Monaco.

Eppure, sembra che alcune cose accomunino questi due compositori. La ricerca attraverso le possibili contaminazioni di stili musicali diversi è presente in entrambi: Ravel pur francese di origine e vita si fece “influenzare” dal jazz americano, dalla musica asiatica e dalle canzoni popolari di tutto il mondo; Liza Lim per sua natura è già “influenzata” da suoni delle sue origini australiane di famiglia asiatica, dai suoi anni di vita nel Brunei (Borneo), e alla sua attuale vita in Europa.
Bellissima l’esecuzione del primo brano di Maurice Ravel, La Valse, poema coreografico che ci permette una visione perfetta di questo ballo imperiale del 1855 ricordandoci i suoni dei valzer di Strauss, portandolo ad un parossismo finale tale da rendere quasi grottesca la sua maestosità.
Il brano commissionato dalle due orchestre ha invece come protagonista il Didgeridoo, strumento aborigeno – un tronco d’albero cavo che produce un suono profondo e risonante. Nella composizione non siamo in presenza di un “vero e proprio strumento solista, ma di una riconfigurazione delle frequenze sonore dell’orchestra” (Liza Lim), ne deriva un suono che si fonde perfettamente nell’insieme di tutti gli strumenti in un brano che ricorda in maniera viscerale i suoni della natura in una foresta pluviale giocando anche sul “rumore” del silenzio, o sulla vibrazione delle corde di un pianoforte a coda creata dal passaggio di un filo direttamente sulla corda stessa a velocità e andamenti diversi. Un azzardo che porta un momento di sospensione e anche di sbigottimento, ma che alla fine porta ad un risultato molto interessante.
Prima dell’intervallo il solista William Barton ci delizia con un breve bis di solo didgeridoo che ci porta nella prateria australiana.
La seconda parte del concerto è tutta di Maurice Ravel. Se c’è poco da dire se non parlare di una coinvolgente esecuzione della Alborada del gracioso e della Pavane pour une infante défunte, assai diverso è invece il tributo a Boléro. Universalmente conosciuto questo brano ha la sua massima potenza nell’ascolto dal vivo che consente di apprezzare la timbrica dei vari strumenti a fiato. Anche la minima imprecisione si sente, data l’ossessiva ripetizione della melodia. Eppure, nonostante questo sia avvenuto il graduale aumento del volume, delle sonorità che si fanno sempre più dense e l’energia sempre più forte che da essi scaturisce ha reso indimenticabile l’esecuzione di questo crescendo armonico rendendo quasi tangibile la musica.
I “bravo!” si sono moltiplicati in un fiume di applausi intensi. L’esecuzione del Boléro è stata talmente travolgente che i due brani che ci sono offerti come bis dal repertorio di Beethoven, pur nella loro perfetta esecuzione, sono quasi passati in secondo piano.
Il Settembre termina e non ci rimane che aspettare l’anno prossimo augurandoci di incontrare nuovamente artisti così.

Valeria Bisoni 13/10/2008