Recensioni - Cultura e musica

TRENTO: ESSERE FELICI FA PARTE DELLA NATURA UMANA

Lunedì 4 settembre al Teatro Sociale di Trento in prima nazionale, nell’ambito del festival internazionale di danza Oriente-Occide...

Lunedì 4 settembre al Teatro Sociale di Trento in prima nazionale, nell’ambito del festival internazionale di danza Oriente-Occidente è andato in scena Boyakodah.
Georges Momboye e la sua compagnia confermano, semmai ce ne fosse bisogno, il profondo legame con la tradizione africana e la profonda fusione con l’occidente. Rappresentanti perfetti per il festival Oriente-Occidente, ormai giunto alla sua ventiseiesima edizione, il corpo di ballo e i musicisti si concedono completamente ad un Teatro Sociale tutto esaurito, anzi palesemente in “overbooking”.
Boyakodah, spettacolo del 2004 ma per la prima volta rappresentato in Italia, significa, nel linguaggio della Costa d’Avorio dell’ovest, felicità in guerra. Lo spettacolo è una metafora della vita che è guerra, fatica, lavoro, rissa, violenza dove l’essere umano trova il modo di essere felice attraverso la danza, di divertirsi, amare, lottare per amore, ridere, correre, giocare.
Ad un occhio attento non può sfuggire lo studio e la ricerca presente in ogni movimento, in ogni posizione dei singoli ballerini sulla scena. L’alternanza tra grazia e potenza è elevata al massimo, tra gesti fluidi e morbidi di tutto il corpo di ballo e il ritmo sfrenato che giunge fino al parossismo.
Ottanta minuti di spettacolo che lasciano costantemente in attesa di quanto succederà l’attimo successivo, l’intervallarsi senza soluzione di continuità della presenza dei ballerini: sono in 10 sul palco ed un attimo dopo sono in 3 per poi rimanere in uno e immediatamente tornare ad essere in 6 e lo spettatore quasi non si rende conto di come questo è avvenuto. Nel racconto di questa vita si inseriscono degnamente alcuni passi di danze tradizionali africane, danze che richiamano a loro volta la vita quotidiana e simbolicamente la fertilità umana e della terra. Il tutto accompagnato da tre percussionisti e un basso. Le percussioni. Degne rappresentanti delle vibrazioni della terra, del corpo, della vita. Tutto ha un ritmo: il respiro, il cuore…I danzatori seguono questi ritmi, li assecondano senza contrastarli mai, al massimo li subiscono passivamente, come saggiamente l’uomo deve porsi nei confronti del proprio destino, accettarlo, perfezionarlo, seguirlo e assecondarlo, ma senza contrastarlo mai….è il modo migliore per essere “felici nella guerra”.

Valeria Bisoni 4 settembre 2006