Recensioni - Cultura e musica

Teatro Regio: un Rigoletto nel solco della tradizione

Martedì 28 ottobre abbiamo assistito alla serata conclusiva del Festival Verdi a Parma che si è chiuso con una bella recita di Rigoletto.

Martedì 28 ottobre abbiamo assistito alla serata conclusiva del Festival Verdi a Parma che si è chiuso con una bella recita di Rigoletto. Il teatro era gremito e a fine replica c’è stata una sorta di ringraziamento generale da parte di tutti gli artisti, ma anche delle maestranze e degli orchestrali, saliti appositamente sul palco, con tanto di inno nazionale e con tutto il pubblico in piedi. Le suggestioni delle terre verdiane bagnate da una serata piovosa, un pubblico attento e partecipe verso il suo più grande autore e un’ottima esecuzione dell’opera hanno reso la serata indimenticabile. 

 

Per quanto riguarda la messa in scena si tratta della ripresa di un allestimento del 1987 del compianto Pierluigi Samaritani riallestito a cura di Alessandro Ciammarughi e con la regia di Stefano Vizioli. L’allestimento di impianto classico con frequenti rimandi pittorici all’arte italiana risente tuttavia del tempo trascorso soprattutto nei primi due atti in cui una certa macchinosità scenica e la scelta claustrofobica della stanza di Gilda non aiutano il fluire della vicenda. Nel primo atto in particolare la regia di Vizioli accenna senza mai incidere ottenendo degli effetti poco convincenti soprattutto nella festa. Esemplare il momento in cui Rigoletto denuda la figlia di Monterone con risultati scenicamente davvero poco credibili. L’impianto scenico da il meglio di sé nel terzo atto dove una felice architettura a spirale della casa di Sparafucile ottiene un giusto effetto di imponenza e coerenza drammatica.

 

In definitiva un allestimento classico che inizia a diventare un po’ polveroso ormai. Trattandosi di  un festival dedicato a Verdi e non di una normale programmazione lirica, forse si potrebbe osare qualcosa di più nell’indagare nuovi percorsi rappresentativi per le opere verdiane. 

Dal punto di vista vocale abbiamo ascoltato il secondo cast. Rigoletto era il baritono georgiano Gorge Gagnidze che ha cantato con partecipazione scenica e voce sicura costruendo un Rigoletto con movenze sornione e nervose e con una linea di canto spezzata, quasi da vilain, ma molto  personale e intrigante. Un Rigoletto fuori dagli schemi ma di sicura personalità. Gilda era Desirée Rancatore che, pur non in forma splendida, ha cantato la sua parte in modo professionale e corretto.
Ottimo anche Francesco Demuro nei panni del Duca di Mantova, voce da puro tenore lirico salda e controllata da buone basi tecniche, il timbro adamantino faceva il resto. Purtroppo il giovane tenore non dimostrava altrettanta spigliatezza dal punto vista scenico dove risultava spesso impacciato e stereotipato nei movimenti e nelle posture. Ottimo Marco Spotti, un imponente Sparafucile e discreta la Maddalena di Stefanie Irànyi. Professionale il resto del cast su cui spiccava per presenza scenica il Marullo di Orazio Mori. Massimo Zanetti ha diretto con piglio l’orchestra del Teatro Regio di Parma.

Una bella serata verdiana all’insegna del classico, salutata dai calorosi applausi del pubblico parmense.

R. Malesci (28/10/08)