Recensioni - Cultura e musica

Temirkanov scioglie i ghiacci del Nord

Il concerto inaugurale di questa nuova edizione del Settembre dell’Accademia Filarmonica ha segnato il debutto veronese della Dani...

Il concerto inaugurale di questa nuova edizione del Settembre dell’Accademia Filarmonica ha segnato il debutto veronese della Danish National Symphpny Orchestra sotto la guida di Yuri Temirkanov, suo principale direttore ospite. Il programma comprendeva una rappresentanza di compositori circoscrivibili nell’area russo-scandinava, la cui cifra compositiva però, pur mantenendo più di un legame con la propria terra d’origine si, può a pieno diritto inserire nell’ambito del sinfonismo europeo a cavallo tra ‘800 e ‘900.
Il Peer Gynt di Edvard Grieg è composizione assai ampia ed eterogenea, e non avrebbe potuto essere altrimenti data la complessità e la ricchezza immaginifica dell’omonimo dramma di Ibsen; le due suites che Grieg ha tratto da queste musiche di scena ne costituiscono una sorta di riassunto che seppure poco o nulla racconta della trama riesce tuttavia a toccare tutti gli snodi emotivi della vicenda, per cui al lirismo romantico del “Mattino” fanno contrasto il dramma intimo e raccolto della “Morte di Aase” o il vorticoso clangore del “Palazzo del re della montagna”. L’interpretazione di Temirkanov di questa composizione è stata estremamente lucida grazie ad uno straordinario lavoro d’analisi e di minuzioso cesello della partitura che ne ha messo in chiara luce tutti i colori pur non perdendo mai il senso di unitarietà del brano. Particolarmente significativa ho trovato a questo proposito l’esecuzione della “Morte di Aase” in cui nonostante un certo indugiare nei tempi ed un’attenzione meticolosa ad esaltare ogni minimo aspetto cromatico dell’orchestrazione, non è mai venuta meno per un solo istante la tensione drammatica del brano in un crescendo intenso e vibrante.
Discorso analogo è valso per il secondo titolo in programma, ovvero la suite dall’Uccello di fuoco di Igor Stravinskij. Anche in questo caso la lettura lucida e minuziosa di Temirkanov ne ha esaltato appieno il gioco contrappuntistico. Mirabile a questo proposito è stata la prestazione dell’orchestra nella danza di Katšcei, in cui le singole parti sono emerse in uno stupefacente equilibrio pur non cadendo mai nella in un sterile compiacimento sonoro. Estremamente coinvolgente inoltre è stata la supplica dell’uccello di fuoco, in cui ai colori nitidi e sfavillanti si univano tensione drammatica ed espressività.
La seconda parte del concerto era dedicata ad un monumento all’arte compositiva di Čajkovskij, ovvero quella Sinfonia numero 5 che, pur non raggiungendo le vette di ispirazione della “Patetica”, in quanto ad unità formale si può definire, salvo magari qualche ridondanza nel finale, come il vero capolavoro sinfonico del compositore pietroburghese.
Spesso accusata dai suoi detrattori di eccessivo filo-occidentalismo la musica di Čajkovskij contiene in sé invece moltissimo dell’anima russa; non però di quella Russia tradizionale e popolare tanto cara ai suoi contemporanei appartenenti al “Gruppo dei cinque”, ma al contrario della Russia borghese dei salotti e delle tenute fuori città, la Russia dei balli di corte e delle bianche ville in stile neoclassico. Temirkanov ha optato quindi per una lettura tesa, lucida, estremamente analitica ma di grande trasporto, che non ha rinunciato al lirismo, ma ha evitato di andare ad insistere sul tasto del decadentismo, sul quale tendono invece ad indugiare molti interpreti occidentali che in questo modo spesso circoscrivono in un unico aspetto una musica che al contrario racchiude potenzialità ben maggiori. Ai primi due movimenti vibranti ma sempre controllati è seguito un terzo movimento più disteso che è sfociato in un finale deciso ed energico conclusosi in un’esplosione quasi dionisiaca, attributo invero un po’ azzardato se riferito alla musica di Čajkovskij, ma tuttavia stavolta forse calzante, che ha trascinato un pubblico al termine entusiasta.
Un successo al calor bianco quindi per questo nuovo battesimo orchestrale a Verona salutato da due bis, ovvero la danza Ungherese n. 5 di Brahms e il Tango della Gelosia.

Davide Cornacchione 7/9/2005