Recensioni - Cultura e musica

Torna la Butterfly di Zeffirelli all’Arena

Quarta ripresa del capolavoro pucciniano nell’allestimento del regista toscano

Madama Butterfly non è infatti titolo da spazi aperti: tutta l’opera è caratterizzata, fatto salvo il momento del matrimonio, solo da duetti, l’ambientazione non cambia mai, l’apporto del coro è ridotto all’essenziale, pertanto il rischio di perdersi nella vastità del palcoscenico è sempre in agguato.
Zeffirelli ha cercato di evitare questo inconveniente racchiudendo la casa di Cio Cio San all’interno di una collina che rappresenta l’esterno di Nagasaki, brulicante di gente, che, aprendosi, svela l’abitazione ed il relativo giardino nel quale si svolge tutto il dramma.
In questo modo il regista è riuscito a creare un contorno di figure in movimento che all’occasione spezzano la staticità della drammaturgia appagando l’occhio dello spettatore.
Vero è che anche in  questo spettacolo  si riscontrano gli stessi limiti presenti in tutte le altre produzioni veronesi di Zeffirelli: una scenografia ricca e sfarzosa che cerca di sopperire ad una regia molto tradizionale per non dire quasi sommaria; masse sceniche che si muovono continuamente creando a volte disorientamento; personaggi principali mai realmente approfonditi, la cui resa sulla scena viene lasciata alla buona volontà dell’interprete.
Ciò non toglie che il colpo d’occhio sia spesso suggestivo, grazie anche agli splendidi costumi, e che il pubblico alla fine esca soddisfatto.
Anche per quanto riguarda l’aspetto musicale della serata cui abbiamo assistito si può parlare di una riuscita parziale.
I nostri applausi più convinti vanno alla raffinata direzione di Marco Armiliato che è riuscito a tenere l’orchestra su sonorità molto leggere e delicate che hanno esaltato l’aspetto più lirico della partitura, ed all’espressiva Suzuki di Anna Malavasi.
Amarilli Nizza, nonostante possa  vantare un registro esteso e grande potenza vocale, non ha del tutto convinto nel ruolo della protagonista. Le sue ripetute escursioni in ruoli drammatici hanno ridotto l’emissione ad un generico mezzo-forte, povero di accenti e sfumature. Anche dal punto di vista scenico, complice probabilmente l’assenza di adeguate indicazioni registiche, il personaggio è stato risolto in maniera abbastanza esteriore e convenzionale.
Per quanto concerne il settore maschile Giorgio Berrugi ha esibito un  bel timbro squillante, adatto alla vastità dello spazio che però non è bastato a creare un Pinkerton totalmente compiuto, mentre Davit Babayants è stato uno Sharpless ruvido nella voce e brusco nell’interpretazione.
Adeguati il Goro di Francesco Pittari, lo Yamadori di Federico Longhi,  l’Ufficale del registro di Victor Garcia Sierra e la Kate Pinkerton di Alice Marini, meno lo Zio Bonzo di Paolo Battaglia.
Clorosa nel finale la risposta del pubblico che riempiva l’Arena per poco più di metà.

Davide Cornacchione 30 agosto 2014


Penultimo titolo della stagione areniana 2014 è stato Madama Butterfly nell’allestimento firmato da Franco Zeffirelli (regia e scene) ed Emi Wada (costumi) alla sua quarta ripresa dopo il debutto di un decennio fa.
Va detto che, nonostante i vari distinguo che si possono fare, si tratta a mio avviso della più areniana tra le varie produzioni del capolavoro pucciniano che si sono succedute nell’anfiteatro veronese negli ultimi decenni.