
L’estate 2008 all’Arena è caratterizzata dalle riprese di allestimenti già visti negli anni scorsi, per la Tosca di Puccini si tratta della messa in scena di Hugo de Ana di due anni fa.
L’estate 2008 all’Arena è caratterizzata dalle riprese di allestimenti già visti negli anni scorsi, per la Tosca di Puccini si tratta della messa in scena di Hugo de Ana di due anni fa. Sicuramente scelta migliore non poteva essere fatta poiché lo spettacolo del regista argentino è ancora una carta vincente per l’originalità della scena e la giusta spettacolarizzazione di un’opera che in realtà ruota non attorno alle masse ma a tre protagonisti.
Come già due anni fa abbiamo ritrovato perciò la felice intuizione del Te Deum del primo atto, in cui una chiesa incartapecorita fa mostra di una lunga serie di vescovi-cadaveri il cui disfacimento non può essere celato nemmeno dai paramenti più festosi. Mentre nel terzo la suggestione del grande Angelo si combina alle luci azzurre che ne fanno sfavillare i cupi riflessi bronzei. Sempre geniale il finale in cui una Floria Tosca quasi santificata assurge al cielo elevata proprio attraverso l’Angelo che immoto ha finora assistito alla sua tragedia umana e personale. Purtroppo come in tutte le riprese abbiamo notato qualche imperfezione soprattutto da parte dei cantanti che forse sono stati meno seguiti che in occasione del debutto. Nonostante ciò quello di De Hana resta un grande spettacolo che coglie appieno le esigenze del testo e le esigenze di spettacolarità di un anfiteatro come l’Arena.
Dal punto di vista canoro le cose non sono invece andate altrettanto bene, il secondo cast non brillava certo per omogeneità e per linea vocale, ma nemmeno per un’interpretazione scenica credibile. Tosca era Hui He soprano coreano dalla bella voce, ma interprete scialba, dal fraseggio confuso e generico, più intenta a computare le note che ad interpretare. Alberto Mastromartino mette in scena la caricatura di Scarpia, voce esageratamente chiara, pezzi parlati, falsetti, accenti fuori luogo e volume insufficiente. Se aggiungiamo che entrambi i cantanti non sono aiutati dal fisico, soprattutto nel secondo atto in cui Scarpia tenta di “far violenza” a Tosca si sono sortiti effetti ai limiti del ridicolo. Si salva Carlo Ventre che ha portato a casa la recita con buon accento e spirito baldanzoso pur mostrando le corde per quanto riguarda il volume. Sia Hui He che Ventre pare fossero veramente coinvolti solo nelle loro rispettive arie da “cassetta” – Vissi d’Arte e Lucevan le stelle - per le quali hanno prontamente concesso un bis la cui richiesta da parte del pubblico a noi non è giunta all’orecchio. Sbrigativo e incolore il resto del cast. Di routine la direzione di Giuliano Carella.
La messa in scena salvava il tutto e il pubblico ha applaudito con cortesia a fine replica.
Raffaello Malesci (01/08/08)