Recensioni - Cultura e musica

Tracce di vaudeville in un interessante lavoro musicale

La Figlia del Reggimento al Teatro Grande di Brescia

La Figlia del Reggimento andata in scena al Grande di Brescia ha convinto il numeroso pubblico presente in teatro. Gran parte del merito va riconosciuto al regista Andrea Cigni (che ha firmato anche scene e costumi): in un’opera che alterna momenti di intensa comicità a momenti di forte tensione romantica, ha scelto di inserire trovate da vaudeville nelle fasi più comiche dell’opera e di lasciare parlare la musica nei suoi momenti più intimi.

I quattro protagonisti hanno seguito perfettamente questa impostazione, con prove di grande efficacia attoriale: ritmi, fisicità, scene e controscene sembravano marciare seguendo i ritmi cercati da Bayard e de Saint Georges, i librettisti del testo originale francese de La Fille du Régiment, abituati a scrivere vaudeville. E il pubblico ha gradito: applausi a scena aperta hanno accompagnato, ad esempio, l’ingresso in scena dei nobili – esageratamente eleganti e grottescamente decrepiti - invitati dalla marchesa di Berckenfield per annunciare il matrimonio di Maria con il Duca di Krakentorp.
Dal punto di vista vocale, il tenore Gianluca Terranova (Tonio) ha sfoderato grande sicurezza tecnica e ottimo volume nei toni centrali e bassi, ma è sembrato un po’ forzato nei toni acuti; ha comunque conquistato il pubblico con una buona esecuzione della famosa cabaletta dei nove Do sopra la riga (“Qual destin, qual favor”). Yolanda Auyanet (Maria) ha sfoggiato una voce agile e dagli acuti facili e potenti, anche se un po’ debole nel registro centrale; le va anche riconosciuta una straordinaria capacità di cambiare registro (dal comico al lirico) con grande facilità. Ottima è risultata la prova del giovane baritono Francesco Paolo Vultaggio (Sulplice), mentre Dionisia Di Vico non ha vissuto una serata ottimale: tecnica e presenza scenica le hanno, comunque, permesso di superare qualche limite in termini di volume.
Di questo allestimento va infine elogiato il lavoro del maestro Alessandro D’Agostini che ha basato il proprio progetto interpretativo sul recupero di prassi esecutive dell’epoca in cui La Figlia del Reggimento venne scritta. Ne è scaturita una lettura vivace che ha restituito un’immagine sonora vicina a quella originale dell’Ottocento, in cui è risultato particolarmente gradevole l’accompagnamento dei recitativi secchi da parte del fortepiano, del violoncello e del contrabbasso.
Complessivamente abbiamo assistito a uno spettacolo visivamente accattivante e musicalmente convincente, che ha meritato gli applausi tributati dal pubblico.

Tommaso Lavegas (06/11/2009)