Recensioni - Cultura e musica

Tradizione spagnola al Teatro Romano di Verona

Lo spettacolo di flamenco presentato in questi giorni al teatro Romano di Verona dalla compagnia Ballet Flamenco di Eva Yerbabuena...

Lo spettacolo di flamenco presentato in questi giorni al teatro Romano di Verona dalla compagnia Ballet Flamenco di Eva Yerbabuena ha riscosso un marcato successo di presenze. Il pubblico ha apprezzato molto gli artisti spagnoli applaudendoli a lungo sia durante l’esibizione che al termine della stessa.
La serata, breve ma intensa, ha visto avvicendarsi sul palco i 7 componenti della compagnia (quattro donne e tre uomini) accompagnati dal vivo da altrettanti musicisti.
Lo spettacolo si è aperto e chiuso con un a solo, su musica registrata: una presenza femminile, sola e malinconica, davanti ad un vecchio grammofono, pare passare in rassegna i propri ricordi; i gesti sono lenti e pesanti, verrebbe da dire che siano eseguiti con gravità.
Il secondo pezzo, solamente cantato e non danzato, ha visto alternarsi tre cantanti che avvolti dalla penombra e vestiti di scuro contribuivano ad accentuare la sensazione di sogno creatasi col primo brano. Da qui in poi è stato un succedersi di pezzi con ritmo sempre più incalzante.
Molto curate anche le entrate e le uscite, ovvero i momenti di passaggio tra un pezzo e l’altro, quasi a voler sottolineare che il prima, l’adesso ed il poi si fondono in un unico istante atemporale.
Di grande effetto il numero della danzatrice vestita di nero: inizia la musica e lei sta sul lato sinistro del palco. E’ poco illuminata e per qualche minuto sta ferma; poi inizia a muoversi lentamente, girando su se stessa. Infine, mantenendosi di profilo rispetto al pubblico si porta comminando al centro del palco. Apre le braccia e, essendo illuminata dal fondo, la sua figura disegna un’ombra nera bordata di azzurro/rosa a forma di croce latina: la musica si fa più frenetica ed il ritmo dei passi accelera fondendo tra loro il virtuosismo, la tecnica e la sensualità tipiche di questa danza.

Sonia Baccinelli 1 agosto 2004