Recensioni - Cultura e musica

Traviata moderna ma coinvolgente al Teatro Grande

Il capolavoro verdiano in un allestimento essenziale ma di grande suggestione

Il libretto venne scritto dal fido Francesco Maria Piave rifacendosi al celebre dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas che forse lo stesso Verdi aveva avuto modo di vedere a Parigi l’anno precedente durante un suo soggiorno.
Violetta Valery è una grande frequentatrice dei salotti parigini, molto conosciuta dagli uomini altolocati della città per la sua dubbia moralità. Fra i tanti frequentatori incontra anche Alfredo Germont. I due giovani si innamorano e decidono di trasferirsi in una casetta fuori città. Un giorno Violetta riceve la visita del padre di Alfredo che le chiede di lasciare il figlio, in quanto la sorella sta per sposarsi ed il matrimonio verrebbe certamente annullato se si venisse a sapere della relazione di Alfredo con Violetta. Così la ragazza decide di abbandonare l’amato. Alfredo, disperato, cerca Violetta in città e la trova ad una festa in compagnia di un altro uomo.
I due rivali lottano mentre Violetta, spossata dagli ultimi avvenimenti, viene colta da un attacco di tisi è costretta a tornare nella sua vecchia casa. Solo sul letto di morte Violetta rivelerà ad Alfredo il sacrificio fatto per salvaguardare l’onore della sua famiglia.
Violetta, interpretata magnificamente da Yolanda Auyanet è la protagonista assoluta di quest’opera. La parte da soprano scritta da Verdi è davvero complessa ed è un ruolo che ha sempre esercitato un grande fascino sulle protagonisti femminili di tutti i tempi.
Yolanda Auyanet, vocalmente convincente, nonostante qualche tendenza ad alleggerire troppo,  ha ben saputo dosare la giuste dose di frivolezza nel primo atto, per diventare poi un’amante fedele e generosa nel secondo, fino allo struggimento mortale del terzo atto.
L’atteso Brindisi del primo atto è stato ben risolto, complice anche la buona direzione di Pietro Mianiti  e, anche se Verdi è stato spesso criticato per il suo eccessivo “zum pà pà” nei walzer, si deve ormai onestamente ammettere che la Traviata viene quasi identificata con questo brano. Il duetto tra Jean-François Borras nel ruolo di Alfredo e Yolanda Auyanet è stato un inizio frizzante che il pubblico ha seguito attentamente ed ha calorosamente applaudito.
La parte di Alfredo, è stata resa in maniera chiara, pulita e precisa da Jean-François Borras, tenore dotato di un interessante strumento vocale anche se tecnicamente non del tutto controllato. I numerosi duetti con Violetta sono stati comunque interpretati da entrambi i cantanti in modo convincente; in particolare sono stati molto applauditi “Un dì felice” e “Parigi o cara”.
Damiano Salerno  nei panni di Giorgio Germont si è rivelato interprete interessante nonostante il suo timbro sia molto chiaro per essere veramente baritonale. Nel suo duetto con Violetta nel secondo atto ha comunque dimostrato la giusta dose di fermezza nell’intento di ottenere quello che chiede come padre, ma anche una profonda umanità nei confronti della donna che ama suo figlio.
Efficace anche l’allestimento di tutta l’opera in chiave moderna proposto dal regista Andrea Cigni e dallo scenografo Dario Gessati: pochi colori, linee oblique nette e definite per le scene ed estrema eleganza per i costumi.
Un’unica perplessità resta sul balletto di zingarelle e toreri: era davvero necessario rendere in modo esplicito quello che sarebbe stato forse più elegante solo accennare? Il pubblico ha comunque giudicato opportuno non applaudire e gli incolpevoli  ballerini sono usciti solo col rumore dei loro passi.


Sonia Baccinelli 10 dicembre 2010


Dato l’enorme successo del titolo verdiano nel corso degli anni, pare quasi impossibile che al suo debutto l’opera abbia potuto essere fischiata. Eppure una serie di concause portarono il pubblico a decretare l’insuccesso della prima avvenuta a Venezia nel 1853: in primis l’inadeguatezza della compagnia di canto, ma certamente anche la non compiuta definizione musicale che Verdi operò a distanza di un anno.