Recensioni - Cultura e musica

Treviso: Il tributo di Morgan e i The White Dukes a vita e opera di Bowie

"Le mie ossa regalano ancora alla vita: le regalano erba fiorita", cantava De André in "Un Matto" — scrive Morgan nel suo sito. David Bowie è morto nel 2016, e continua a regalare a chi si avvicina alla sua opera emozioni e bellezza come fiori preziosi, alieni.

"The return of the Thin White Duke", della sua musica, si è compiuto al teatro Mario del Monaco di Treviso il 10 e l’11 gennaio, dove è stato ospitato uno spettacolo-concerto di Morgan e i The White Dukes. Il tributo di Morgan, non previsto in origine nel cartellone di stagione del Teatro Stabile del Veneto, è stato proposto al pubblico nell’anniversario della morte di Bowie e in date vicine anche al giorno del suo compleanno, che ancora tanti fan in tutto il mondo festeggiano e celebrano con concerti e iniziative culturali ad ampio spettro. Insieme a Morgan, sul palco trevigiano le voci e gli strumenti della band The White Dukes: Michele Lombardi alle tastiere, Alessandro De Crescenzo alla chitarra, Marco Vattovani alla batteria, Max Pasut al basso, Clara Danelon e Andrea Pegoraro voci e cori.

Grande musicista e pensatore, un unicum nel panorama artistico e musicale del secolo scorso, riconosciuto come il più grande entertainer del Novecento, che ha avuto la lungimiranza di riconoscere il proprio valore anche quotandolo in borsa — ha ricordato Morgan a inizio spettacolo — Bowie si è definito così: «Io sono fondamentalmente una faccia e una voce». La faccia, e il corpo di Bowie, sono stati protagonisti di tutte le copertine dei suoi dischi tranne l’ultimo, ha precisato il musicista milanese, e le immagini diventate icona di alcuni di queste copertine, insieme ad altre fotografie che ritraevano Bowie e le sue trasformazioni nel corso della sua lunga carriera hanno fatto da sfondo proiettate sul palco a un concerto-tributo che nella prima serata ha avuto all’inizio qualche intoppo, per via del ritardo nell’avvio, ma che nella replica di sabato è partito dopo un conto alla rovescia adatto al contesto e alla natura dei suoi protagonisti e subito ha preso il volo. Chi segue Morgan e il suo lavoro ha potuto vedere realizzata una parte del progetto che il cantautore aveva pensato per lo speciale dedicato a David Bowie mandato in onda su Rai Due lo scorso giugno, la cui realizzazione ha preso poi un’altra strada: nel “Morgan racconta Bowie” ascoltato e visto a teatro, è stato utilizzato parte del vasto materiale narrativo approntato originariamente per l’evento, e Morgan ha spaziato in modo eclettico dal racconto della temperie culturale e del panorama musicale, anche quello desolante italiano, in cui è apparsa la stella di Bowie a citazioni tratte da bellissimi libri di Tommaso Landolfi, come “Cancroregina”, alla recitazione di passi del V canto dell’Inferno di Dante, con l’episodio dell’incontro di Paolo e Francesca citato facendo ponte con “Wild is the Wind” canzone di Dimitri Tiomkin inserita da Bowie nell’album intitolato “Station to Station”. Di stazione in stazione, in un ordine né cronologico né di successo, ma di matrice musicale e affettiva, Morgan ha cantato rielaborate, ri-arrangiate, rivissute facendo tesoro delle sue doti di polistrumentista, un poker di canzoni scelte nel mazzo del repertorio di Bowie: da “Life on Mars” a “Space Oddity”, che nel 2019 ha festeggiato i cinquant’anni e che fu scritta ai tempi dell’allunaggio dopo aver visto il celebre film di Kubrick; la sua appendice nel 1980 “Ashes to Ashes”, di cui Morgan ha fatto notare la composizione sapiente del finale (quattro frasi cantate ognuna su un accordo, con la particolarità che gli accordi sono tre), passando poi per “Absolute Beginners”, le atmosfere berlinesi di “Heroes”, e “Under Pressure”, che è stata protagonista di un gioco di accordi esilarante ricamato con i musicisti sul palco, e poi “D.J.” e “Look Back In Anger”, tratte dall’album “Lodger”, tra i dischi preferiti di Morgan, e inoltre nel mezzo un tuffo nella gioventù di “Change”.

Morgan, che tornerà a Sanremo il prossimo febbraio con Bugo, non ha concesso bis, e forse il pubblico si aspettava di sentire l’introduzione alla chitarra di “Rock 'n' Roll Suicide”, ma l’artista con la sua band ha regalato con generosità un omaggio personale, da musicista, a Bowie e alla sua opera, e il concerto ha avuto il carattere di quegli eventi a cui manca per statuto una scaletta. Un piccolo appunto, se servisse a suggerimento, può essere sulla ripetizione quasi in loop delle fotografie nel video: David Bowie ha fatto dell’immagine un’arte, come ha avuto occasione di ricordare di recente la mostra “David Bowie Is” approdata nel 2016 anche al Mambo di Bologna, la scelta certo non manca.