Recensioni - Cultura e musica

Un Beethoven più classico che romantico

La IX Sinfonia per la prima volta al Settembre dell’Accademia nell’esecuzione della Czech Philharmonic Orchestra

In occasione della sua esibizione al Settembre dell’Accademia, la Czech Philharmonic Orchestra ha scelto di confrontarsi con uno dei classici per eccellenza della grande tradizione sinfonica, ovvero la Sinfonia n. 9 “Corale” di Ludwig Van Beethoven.
Eseguita per la prima volta a Vienna nel 1824, questa partitura suscitò profonde reazioni per l’estrema novità che introduceva, ovvero la presenza di voci soliste e del coro all’interno di una composizione prettamente sinfonica.

Ben sappiamo come successivamente questa formula verrà ripresa e rielaborata (basti pensare alle sinfonie di Mahler ad esempio), tuttavia è più che comprensibile lo stupore che all’epoca deve aver esercitato.
Il testo scelto da Beethoven per la parte corale è la celebre ode “An die Freude” di Schiller, che già aveva ispirato altri compositori, primo fra tutti Franz Schubert che una decina d’anni prima ne aveva tratto uno dei suoi lieder; ed il messaggio di fratellanza ed armonia universale qui contenuto è divenuto a pieno titolo uno dei brani più famosi dell’intera storia della musica.
L’interpretazione che il maestro Ion Marin alla testa della Czech Philharmonic Orchestra ha offerto è stata caratterizzata da una buona solidità di impianto ed altrettanta pulizia: non ci siamo trovati di fronte ad un Beethoven “rivelato”, ma sicuramente un Beethoven ben eseguito.
Si è trattata in sostanza di una lettura di stampo classico, nonostante l’imponente organico, in cui gli abbandoni romantici sono stati abbastanza controllati e in buona parte circoscritti al terzo movimento, ed in cui l’orchestra ha esibito un suono pieno e maturo, sempre  controllato e bilanciato.
Lo stesso si può dire del Coro Filarmonico di Praga, la cui esecuzione è stata in linea con quanto veniva richiesto dal podio, mentre non del tutto adeguata si è rivelata la prova dei quattro solisti, ovvero Ludmila Vernerová-Nováková (soprano), Marta Beňačková (mezzosoprano), Ludivít Ludha (tenore) e Peter Mikulàš (basso).
Questo comunque non ha impedito che un Teatro Filarmonico tutto esaurito, il che è ormai una piacevole costante della rassegna, tributasse applausi convinti al termine dell’esecuzione.

Davide Cornacchione 14 settembre 2010