Recensioni - Cultura e musica

Bologna: Un Tristano stilizzato inaugura la stagione del Teatro Comunale

Convince il capolavoro di Wagner nell’allestimento firmato da Ralf Pleger e Alexander Polzin. Sul podio un ottimo Juraj Valčuha

Tra i teatri italiani il Comunale di Bologna è quello che può vantare la più importante tradizione wagneriana. Qui infatti nel 1871 ebbe luogo la prima rappresentazione nel nostro paese di un’opera di Richard Wagner, ovvero Lohengrin, e da allora il palcoscenico felsineo ha sempre mantenuta viva questa sua vocazione. Nel 1888 vi fu anche il debutto italiano di Tristan und Isolde, titolo scelto per inaugurare la stagione d’opera 2020, che qui mancava dal 1996, anno della contrastata ma bellissima edizione con Christian Thielemann sul podio e la regia di Ruth Berghaus.

Questa nuova produzione, già andata in scena alla Monnaie di Bruxelles, nasce dalla collaborazione tra il regista Ralf Pleger e l’artista Alexander Polzin qui in veste di scenografo. Partendo dall’assunto che, dopo aver bevuto il filtro d’amore, non cambia solo l’atteggiamento dei due protagonisti ma anche la loro percezione del mondo che li circonda, per cui Tristan e Isolde si trovano catapultati in una sorta di universo parallelo, Pleger costruisce uno spettacolo stilizzato, antinaturalistico, in cui sulla scena tutto avviene in modo astratto. Non vediamo coppe con pozioni, non vi sono contatti fisici tra Melot e Tristan che ne giustifichino il ferimento ed anche i rapporti fra i due innamorati sono sempre basati su una certa distanza. Gli stessi movimenti dei cantanti sembrano dettati più dall’attenzione ai giochi d’ombra che si riflettono sul fondale, che da una vera e propria concezione drammatica. Tutto viene affidato alle efficaci scenografie -o forse sarebbe più opportuno parlare di installazioni- di Polzin, che creano immagini di grande suggestione: un soffitto di stalattiti nel primo atto, un groviglio di corpi nel secondo ed una parete forata da cui escono cilindri di plexiglas nel terzo, che tuttavia non vengono mai realmente supportate da azioni. Lo stesso vale per i costumi senza tempo di Wojciech Dziedzich che in alcuni casi sembrano vere e proprie sculture. Vero è che nei tre atti dell’opera non accade molto in scena, ma questa scelta prettamente estetizzante, in cui anche i movimenti dei mimi sembrano avere una funzione più che altro decorativa, dà l’impressione che tutto si fermi un po’in superficie, senza arrivare a toccare veramente il cuore della partitura.

La direzione di Juraj Valčuha sembra mirare più alla scansione drammatica che ad un’enfatizzazione della scrittura wagneriana.  Sensazione che emerge soprattutto nel primo atto, in cui si ha l’impressione che il maestro boemo si mantenga sulle posizioni di un osservatore esterno, mentre nei due atti successivi, soprattutto nel secondo, la partecipazione appare maggiore ed il lungo duetto d’amore raggiunge momenti di grande lirismo. La partitura viene comunque dipanata con mano sicura e la tensione drammatica non conosce attimi di cedimento, grazie anche all’ottima risposta dell’orchestra e del coro del Teatro Comunale, che assecondano pienamente le indicazioni che provengono dal podio.

Di rilievo il cast. Stefan Vinke è un Tristan dal timbro scuro, che però esce a testa alta dall’impervio ruolo. il fraseggio è articolato e ricco di sfumature, ed in questo è aiutato dall’orchestra che sostiene i cantanti senza mai spingere troppo e quindi non costringendoli a forzare. Ann Petersen è un’Isolde dal timbro imponente, solida sia nei centri che nell’acuto. Dal punto di vista interpretativo forse è meno convincente del partner ma nel complesso il risultato è comunque positivo. Ekaterina Gubanova è una Brangäne di gran lusso. La voce è morbidissima e il timbro è impeccabile anche nel registro grave. Albert Dohmen cesella magnificamente l’aria di Re Marke di cui esalta la componente malinconica, ma anche il suo inciso nel terzo atto è da manuale. Martin Gantner si distingue nel ruolo di Kurwenal, soprattutto nel terzo atto nel lungo dialogo con Tristan. Da segnalare anche le valide prove di Tommaso Caramia (Melot/Pilota) e Klodjan Kaçani (Marinaio/Pastore).

Calorosissima al termine la risposta del pubblico che esauriva il Teatro Comunale in ogni ordine di posti.