Recensioni - Cultura e musica

Un frammento egizio all’arena di Verona

Aida: uno spettacolo nello spettacolo

Tra le opere scritte da Verdi, Aida è senz’altro quella di maggior richiamo per il pubblico, specie se allestita in un luogo magico come quello dell’arena di Verona. Il turista, così come l’appassionato melomane, non può permettersi di perdere questo spettacolo, che ogni anno si rinnova e stupisce come fosse la prima volta.
L’allestimento dell’Aida del 1913 è uno dei più scenografici e la regia di Gianfranco De Bosio fa la gustare in modo molto efficace: magnifiche le ricostruzioni dei templi egizi, specialmente quello del quarto atto, e davvero spettacolari le masse di soldati, prigionieri, sacerdoti e quant’altro che si muovono durante lo spettacolo.
 

I primi due atti dell’opera contrastano con gli altri due proprio per questa sensazione di pieni e vuoti: le parate dei soldati, l’ingresso del Re e dei sacerdoti, l’incedere lento dei prigionieri etiopi sono uno spettacolo che si riesce ad apprezzare appieno solo in una struttura come quella dell’arena di Verona.
Merito come sempre dell’impeccabile progetto scenico ideato da Ettore Fagiuoli ormai novantanove anni fa che, nonostante il trascorrere del tempo, si dimostra ancora perfettamente attuale e ideale per questo palcoscenico.
Bravi tutti gli interpreti del cast a cominciare da Hui He nel panni di Aida la cui voce ha un’estensione che le consente di passare senza alcuna sbavatura tecnica dalle note più gravi a quelle più acute; le dinamiche, ottimamente gestite tra il pianissimo ed il fortissimo, ne fanno una delle migliori interpreti del momento di questo personaggio. Jorge De Leòn è stato un ottimo Radamès, oltre che bello e solare, come un guerriero valoroso deve essere: buon timbro e facilità nell’acuto.  I brani che hanno più entusiasmato il pubblico sono stati senz’altro la “Celeste Aida” e “La fatal pietra sovra me si chiuse” del duetto finale del quarto atto. Decisamente vigorosa l’interpretazione dell’Amonastro di Ambrogio Maestri: il suo duetto “Rivedrai le foreste imbalsamate”  del terzo atto con Aida è stato un gioiello musicale e le parole si sono state talmente ben scandite ed intonate da essere chiare fino all’ultima sillaba pronunciata, nonostante l’ampiezza dell’anfiteatro veronese. Per contro la voce di Andrea Ulbrich che interpretava Amneris è stata poco sostenuta e talvolta faticava ad oltrepassare il palcoscenico.
Daniel Oren ha confermato di trovarsi particolarmente a suo agio in questo repertorio ed ha condotto l’orchestra con la professionalità cui ormai da svariati lustri ci ha abituati.
Efficaci come sempre le coreografie di Susanna Egri, in particolare la danza dei piccoli schiavi mori del secondo atto e l’energica sferzata di vitalità data da Myrna Kamara srotolata dal drappo dorato come Cleopatra.

Sonia Baccinelli
11 luglio 2012