Recensioni - Cultura e musica

Una Santa Cecilia in stato di grazia

L’orchestra Nazionale di Santa Cecilia e Antonio Pappano al loro debutto al Settembre dell’Accademia

Teatro gremito. Sarà perché è l’orchestra Nazionale di Santa Cecilia? Oppure perché è la prima volta che Antonio Pappano dirige a Verona?
Poco importa, importa invece che purtroppo il pubblico è molto indisciplinato: un brusio che denota distrazione permane ben oltre l’attacco della prima nota. Finalmente scende il silenzio che ci consente di apprezzare l’affiatamento perfetto di questa orchestra e di godere della meravigliosa melodia del Preludio Sinfonico di Puccini. Un mondo incantato si apre e veniamo avvolti dai colori e dalle armonie di questo brano composto nell’anno  1881-1882. Il finale viene purtroppo rovinato da un sordo che inizia ad applaudire prima della conclusione.

Quasi a chiedere perdono, il pubblico assume un atteggiamento finalmente attento e rispettoso che ci consente di godere appieno del Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in Do minore Op. 18 di Rachmaninov. Scritta nel 1901 e presentata nello stesso anno con l’autore al pianoforte, questa composizione richiama espressamente quelle che erano le convinzioni di Rachmaninov riguardo ai brani per pianoforte: ossia che questo strumento deve essere preminente sull’orchestra la quale ha un ruolo di accompagnamento, come lui stesso ha spiegato in una intervista del 1923 rilasciata alla rivista americana “The Etude”.  L’interpretazione del Concerto è magistrale, la contrapposizione di colori fra orchestra e pianoforte fa apprezzare ancora una volta la compagine al completo.
E’ un vero peccato che i due bis che ci vengono concessi da Matsuev siano solo una mera espressione di virtuosismo tecnico senza quel trasporto che ci aspettavamo data l’interpretazione precedente, e questo ci lascia un po’ con l’amaro in bocca prima dell’intervallo.
Il concerto riprende con Shéhérazade Op. 35 di Rimskij-Korsakov e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia ci delizia con una meraviglia. L’esecuzione dei fiati è a dir poco perfetta con un primo flauto eccelso. Fatica il primo violino ad essere all’altezza, si riscatterà in parte  nei due bis.
Il concerto termina infatti con  l’intermezzo da Manon Lescaut di Puccini e la Danza delle ore di Ponchielli, offerti fuori programma, che ci consentono di apprezzare ancora per qualche minuto la perfetta armonia e fusione di questa orchestra, magistralmente diretta da Antonio Pappano, di cui ci auguriamo un ritorno a breve su questo palcoscenico.

Valeria Bisoni  20 settembre 2011