Recensioni - Cultura e musica

Una Sesta apollinea ed una Settima dionisiaca per Myun-Whun Chung

Antitetiche ma estremamente interessanti le letture dei due capolavori beethoveniani eseguiti con l’Orchestra Filarmonica della Scala.

Nel lungo rapporto che lega la compagine scaligera ed il direttore coreano, la musica di Beethoven è sempre stata una costante, che nell’ultimo periodo si è andata via via consolidando. Da alcune stagioni infatti Chung e la Filarmonica hanno iniziato un percorso che ha visto tra gli altri una memorabile esecuzione della Nona sinfonia ed il recente allestimento di Fidelio sul palcoscenico del Piermarini.

Distanti nello stile e nel tempo, cinque anni infatti separano la composizione delle due partiture, Sesta e Settima sinfonia sono state presentate da Chung secondo ottiche tanto personale quanto convincenti. Nella pastorale ascoltiamo un Beethoven dai tratti apollinei: il suono è levigato, pieno, rotondo, lontano da qualsiasi contrasto. È una sesta che guarda più al classicismo che al romanticismo, ma lo fa con un’eleganza ed una ricchezza di colori che la rendono estremamente affascinante. Chung dirige con il gesto misuratissimo di chi ha un rapporto consolidato con la partitura - eseguita a memoria - ma ancora di più con l’orchestra, che si lascia plasmare in maniera estremamente duttile. Tanto smaglianti sono gli archi quanto vitali ed espressivi i legni soprattutto nell’andante molto mosso. Lo stesso temporale rifugge sonorità deflagranti, per stemprarsi in un allegretto dai toni idilliaci. Di stampo diverso la Settima che, pur estremamente controllata nelle dinamiche, non ha contravvenuto alla definizione wagneriana di “Apoteosi della danza”. Tanto la sesta era piana e levigata, quanto settima è sbalzata dinamica, ma senza rinunciare ad un attento rigore formale. Ad un allegretto meditato ma non malinconico hanno fatto seguito un presto nervoso e guizzante ed un allegro con brio travolgente. Inevitabili gli applausi dopo il liberatorio finale a cui ha fatto seguito come bis una scintillante esecuzione del finale dell’ouverture del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini.

 

Davide Cornacchione 17 settembre 2018


A distanza di 12 anni e torna al Teatro Filarmonico per la rassegna il Settembre dell’Accademia l’Orchestra Filarmonica della scala accompagnata dal direttore Myung-Whun Chung in un programma beethoveniano che si riallaccia al precedente concerto. Se nel 2006 alla Sesta sinfonia era affiancata la Seconda di Brahms, in quest’occasione il programma, interamente dedicato al musicista di Bonn, vede in apertura ancora la sinfonia pastorale, seguita dalla Settima.