La coreografia di Kostantinos Rigos non convince fino in fondo
Una visita ad Atene dovrebbe comprendere un salto anche alla Fondazione Stavros Niarchos, sede della Greek National Opera, foss’anche solo per ammirare il colossale progetto dell’archistar Renzo Piano. Nel 2016 sono state infatti inaugurate tre sale teatrali ed una biblioteca costate complessivamente 566 milioni di euro. Assistere poi ad una delle tante proposte del ricco calendario di opera, balletto e musical sarà una conseguenza naturale ed imprescindibile.
In periodo natalizio quasi tutti i teatri del mondo mettono in scena Lo Schiaccianoci, uno dei capolavori musicali di Tchaicovskji il cui riferimento si trova praticamente in tutti i negozi, ristoranti, piazze ed alberghi di Atene. Ispirato alla fiaba tedesca di E. T. A. Hoffman “Schiaccianoci ed il re dei topi”, la rilettura datata 2021 del coreografo greco Kostantinos Rigos non ha convinto fino in fondo, sebbene la serata sia stata nel complesso piacevole. Quando si mette mano alla tradizione, infatti, bisogna essere consapevoli che solo poche idee hanno i numeri per passare alla storia.
La partitura musicale è rimasta sostanzialmente riproposta nella sequenza originaria, fatta eccezione per qualche taglio, lo spostamento della danza dei flauti nel primo atto prima del valzer dei fiocchi di neve e qualche inserimento di musica elettronica. La direzione, affidata al maestro Yorgos Ziavras, è stata brillante e vivace; anche il coro dei bambini del valzer dei fiocchi di neve preparato da Marilena Souri ha offerto un’ottima prova.
L’idea di Kostantinos Rigos, che si è occupato oltre che della coreografia, anche della scenografia, risulta sicuramente criptica o almeno di difficile comprensione ai neofiti del balletto, ma non è così chiara nemmeno per i veterani. Il passaggio di Clara dall’età infantile, quella dei sogni, dei giocattoli e degli orsacchiotti (qui rappresentati in scala gigante con un enorme schiaccianoci gonfiabile e un orso che dall’inizio alla fine fa le veci del materasso di Clara), a quella adulta non ha un taglio definito. Tra le possibili letture, anche freudiane, nessuna risulta pertinente fino in fondo.
Drosselmayer, interpretato da un accattivante Yorgos Hatzopoulos, è un personaggio che qui si colloca a metà strada tra il cappellaio matto di Alice e Wonka della Fabbrica di cioccolato. Clara non è stregata dallo zio, ma semplicemente lo segue, forse anche senza troppa convinzione.
I momenti più significativi del primo quadro del primo atto sono senz’altro le variazioni delle bambole meccaniche e la divertente danza dei nonni.
Tecnicamente ineccepibili e con buon affiatamento gli interpreti principali Elena Kekkou e Yannis Gantsios rispettivamente nei ruoli di Clara e di Schiaccianoci. La solida base classica ha messo in risalto belle linee morbide, lift da manuale anche nella coreografia contemporanea di Kostantinos Rigos. In particolare, Clara ha dimostrato una grandissima potenza nel salto e sequenze di grad jetes spettacolari.
Più tradizionale l’impianto del secondo atto con i consueti divertissement riletti in chiave modernista. Cioccolata, caffè, pavlova e tè hanno addolcito lo sguardo degli spettatori in una carrellata di danze più o meno di carattere che si sono avvicendate con brio e vivacità.
Prima della chiusura Hortense Millet-Maurin e Jérémy-Loup Quer, provenienti dall’Opéra di Parigi, si sono esibiti nel passo a due della Fata Confetto con la consueta coreografia di Petipa. Pur apprezzando questo cameo, che è sicuramente un must della tradizione classica e di tanti gala, nell’economia d’insieme la scelta di inserire il pas de deux è rimasta fine a se stessa dato che nulla aveva a che spartire con il resto dello spettacolo.
Fantasiosi i costumi disegnati da Deux Hommes. Discutibile però la scelta di mettere gli uomini per lo più in pantaloncini corti e i topi in vernice nera quasi in versione sadomaso.
Forse più da musical che da balletto, ma comunque molto belle, le luci ideate da Perikles Mathiellis.
Sonia Baccinelli
Atene, 24 dicembre 2023