Recensioni - Cultura e musica

Ute Lemper da Berlino a Buenos Aires via Parigi

Repertorio internazionale per il concerto della cantante tedesca al Vittoriale

A causa di una curiosa coincidenza e, soprattutto, dello stress da tournée, Ute Lemper ha iniziato il suo concerto al Teatro del Vittoriale ringraziando il pubblico di Pescara, ha proseguito magnificando la luna di Pescara, sino a quando dagli spalti qualcuno del pubblico non le ha ricordato che si trovava a Gardone. Probabilmente dall’alto il pescarese D’Annunzio sorrideva divertito.
Superata questa piccola impasse il resto della serata è proseguito su binari sicuri, grazie all’eccezionale professionismo della cantante tedesca e dei suoi due altrettanto validi accompagnatori: il pianista Vana Gierig e il bandoneonista Marcelo Nisinmann.

“Last tango in Berlin” consiste in una sorta di “best of” del repertorio della Lemper. Si tratta infatti di un viaggio nella canzone d’autore del ‘900 che tocca sia il repertorio europeo che quello sudamericano, all’interno del quale abbiamo modo di ammirare le sue indiscutibili doti vocali.
Con il suo strumento la Lemper può fare quello che vuole, ed infatti lo fa. Le improvvisazioni che inserisce all’interno della ballata di Mackie Messer e che ormai sono divenute un suo classico, costituiscono quanto di più pirotecnico si possa sentire. Lo stile della Lemper infatti negli ultimi anni si è sempre più staccato dalla classica canzone d’autore per volgersi verso un repertorio più jazzistico in cui compaiono anche improvvisazioni di scat.
Questo comunque non ha impedito che la Lemper si esibisse anche in modo più tradizionale –francamente quello che preferisco- soprattutto quando si è soffermata sui grandi classici della canzone francese quali Milord, Le port d’Amsterdam e, soprattutto, l’intimissima Ne me quitte pas che hanno permesso di far emergere non solo la vocalist ma anche la grande interprete.
Il repertorio tedesco l’ha vista invece concedersi maggiori libertà ed oltre alla succitata Opera da tre soldi anche “Lili Marlene” o “Ich bin von kopf bis fuss”  sono state oggetto di importanti variazioni.
Più classico nell’interpretazione, e  a mio avviso più coinvolgente, l’omaggio a Piazzolla con Maria de Buenos Aires, interpretato con grande veemenza e partecipazione, in contrasto con la più lirica “Amarcord” di Nino Rota, un brano decisamente desueto che ha caratterizzato la tappa italiana di questo viaggio musicale.
Al termine un Teatro del Vittoriale che poteva vantare una platea decisamente internazionale (la Lemper è sicuramente più conosciuta all’estero che da noi ed infatti in platea gli stranieri si contendevano il primato con gli italiani) ha applaudito con entusiasmo e partecipazione.

Davide Cornacchione 9/8/2012