Recensioni - Cultura e musica

VERONA: Aida: 500 ma non li dimostra

Dopo cinque stagioni consecutive l’Aida firmata da Franco Zeffirelli esce, almeno temporaneamente, di scena festeggiando la cinque...

Dopo cinque stagioni consecutive l’Aida firmata da Franco Zeffirelli esce, almeno temporaneamente, di scena festeggiando la cinquecentesima replica areniana di questo titolo, per cedere il posto nella prossima stagione all’ormai consolidato allestimento ideato da Ettore Fagiuoli nel 1913.
Zeffirelli nella consueta duplice veste di regista e scenografo, ha optato per un allestimento estremamente imponente, caratterizzato da una monumentale piramide dorata che sovrasta il palcoscenico e che ruotando caratterizza i vari ambienti in cui si svolge la vicenda. Se dal punto di vista scenico si tratta di una soluzione di indubbio effetto questo tipo di impostazione riduce di molto la porzione di palcoscenico utilizzabile comprimendo tutta l’azione a proscenio e costringendo le scene di massa, tra cui il celebre trionfo, ad una certa staticità; inconveniente peraltro ovviato dai bei costumi disegnati da Anna Anni, estremamente colorati e di grande effetto, che contribuiscono ad arricchire il colpo d’occhio.
Ecco perché alla fine l’atto meglio riuscito dal punto di vista registico risulta essere il quarto, in cui grazie ad un uso magistrale delle luci ed ai calibrati movimenti mimici coreografati da Vladimir Vassiliev le sequenze del processo e della morte dei due protagonisti risultano particolarmente efficaci e suggestive.
Per quanto riguarda il versante musicale nella replica cui ho assistito il ruolo del titolo era interpretato da Amarilli Nizza, giovane cantante dalla voce non potentissima, che ha però esibito una buona linea di canto, ricca di sfumature, che le ha consentito di risolvere in modo convincente il personaggio senza ricorrere a forzature. Al contrario il Radames di Piero Giuliacci presentava i requisiti del tenore areniano, ovvero voce squillante e un buon volume, ma la sua interpretazione si è rivelata tutto sommato abbastanza generica. Estremamente interessanti le prove di Marianne Cornetti, un’Amneris intensa ed estremamente musicale, e di Marco Spotti, che nel ruolo di Ramfis ha sfoggiato una voce profonda e molto ben timbrata. Buono il re di Paolo Battaglia, mentre Silvano Carroli ha cantato un Amonasro di routine caratterizzato da un’intonazione precaria ed un eccessivo vibrato.
Dal podio Daniel Oren, ormai veterano dell’opera, ha diretto a mio avviso la migliore opera della stagione. L’orchestra sotto la sua bacchetta si è mostrata duttile e ricca di sfumature, nonostante a volte i tempi staccati fossero abbastanza sostenuti e l’aspetto intimistico dell’opera è stato valorizzato in perfetto equilibrio con l’aspetto trionfalistico, contrariamente a quanto spesso accade soprattutto negli spazi aperti.
Nonostante si trattasse della replica numero 498 Aida ha ancora una volta dimostrato di essere una proposta sempre attuale e di grande suggestione all’interno dell’anfiteatro, rimarcando il suo ruolo di spettacolo simbolo della stagione areniana.

Davide Cornacchione 20 agosto 2006