Recensioni - Cultura e musica

VERONA: Ancora dedicata al Grande Nord l’apertura del Settembre dell’Accademia

Curiosa coincidenza ha voluto che ad inaugurare le ultime due stagioni del “Settembre dell’Accademia” al Teatro Filarmonico fosser...

Curiosa coincidenza ha voluto che ad inaugurare le ultime due stagioni del “Settembre dell’Accademia” al Teatro Filarmonico fossero orchestre di area baltica e programmi dedicati a musicisti del nord Europa con Edvard Grieg come comune denominatore.
Un anno dopo la Danish National Symphony Orchestra diretta da Temirkanov, la Oslo Philharmonic Orchestra ha debuttato nella rassegna veronese accompagnata dal suo direttore principale, il finlandese Jukka Pekka Saraste, dando prova della sua straordinaria affinità con i compositori di area scandinava, confrontandosi con due numi tutelari quali Edvard Grieg e Jean Sibelius.
Paradossalmente “nordico” è sembrato anche il primo brano in programma, ovvero l’ouverture “Carnevale romano” di Hector Berlioz, di cui sono stati sottolineati maggiormente gli aspetti lirici anziché quelli più gioiosi e mediterranei. L’impressione che si è avuta è stata quella di un’interpretazione corretta ma trattenuta e non particolarmente trascinante.
Diametralmente opposta la sensazione provata nell’ascoltare il brano successivo, ovvero il Concerto per pianoforte e orchestra di Grieg; partitura fondamentale nella parabola del compositore, poiché si tratta probabilmente dell’opera più articolata e di ampio respiro all’interno di un catalogo che comprende prevalentemente lavori più frammentari, quali schizzi per pianoforte, lieder o musiche di scena. Saraste ne ha fornito un’interpretazione estremamente coinvolgente, esaltandone la componente romantica ma prestando allo stesso tempo grande attenzione agli echi di musiche tradizionali che sono disseminati all’interno della parte orchestrale.
Perfettamente in sintonia con il direttore, il pianista Boris Berezovsky ha esibito un tocco energico ed espressivo dotato di grandi capacità virtuosistiche. Significativa si è rivelata a questo proposito la cadenza del primo movimento, cui ha fatto seguito Adagio di grande lirismo, poggiato su un tappeto orchestrale dolce ed espressivo, sfociato in un Allegro scolpito a tinte forti di grande impatto emotivo.
Dopo un Kreisler rielaborato da Rachmaninov ed un brano di tradizione popolare norvegese offerti come bis da Berezovsky la seconda parte si è aperta con quella che, data la sua rarità di esecuzione, era forse la proposta più interessante del concerto, ovvero “Le quattro leggende del Kalevala” di Jean Sibelius. Le atmosfere di questa antica saga nordica, eletta a poema nazionale finlandese, influenzarono molto il musicista, al punto che ne trasse ispirazione in più riprese nell’arco della sua parabola compositiva, sin dal giovanile “Kullervo” per coro e orchestra.
Spazi sconfinati, atmosfere rarefatte e gesta eroiche trovano perfetto riscontro nella musica di Sibelius, che recupera gli antichi ritmi della sua terra e li sospende dilatandoli in strutture quasi evanescenti. Marcate sono le influenze stilistiche tardoromantiche ed in particolare wagneriane (non a caso questo ciclo nasce dopo un viaggio a Bayreuth) che Sibelius sviluppa, dimostrando una straordinaria padronanza nell’orchestrazione, ma non lasciandosi mai sedurre dai virtuosismi che caratterizzano altri post wagneriani, quali ad esempio Mahler o Richard Strauss. Dalla musica di Sibelius emerge la spontaneità della natura, pertanto la funzione descrittiva è affidata in primo luogo alla componente timbrica ed al colore orchestrale. Eccellente si è quindi rivelata la prestazione di ogni singola sezione orchestrale, impeccabile nell’assecondare una lettura attenta al minimo dettaglio, ma allo stesso tempo capace di sfumature raffinatissime.
Una prova maiuscola salutata da un teatro esaurito al quale sono stati regalati nei bis ancora due brani di Grieg e Sibelius.

Davide Cornacchione 5 settembre 2006