Lo spettacolo proposto dal Balletto Nazionale della Georgia al Teatro Romano di Verona può essere considerato il più riuscito dell...
Lo spettacolo proposto dal Balletto Nazionale della Georgia al Teatro Romano di Verona può essere considerato il più riuscito della stagione per vari motivi: prima di tutto per l’alta qualità del balletto, poi per il gradimento del pubblico ed infine per la novità dell’evento.
Il Balletto Nazionale della Georgia è una delle più famose compagnia di danza folkloristica del mondo fondata da Nina Ramishvili e Iliko Sukhishvili nel 1945. Ai fondatori lo Stato sovietico ha conferito, tra gli altri, il “Premio di Stato dell’URSS” e il titolo di “Artisti del Popolo dell’URSS”.
Le danze presentate sono state sia quelle tradizionali russe liriche e bellicose, che coreografie create appositamente nel corso degli anni per apportare la giusta dose di innovazione creando un mix davvero strabiliante.
Alle danze popolari si sono ispirati anche i coreografi del balletto imperiale russo classico come Marius Petipa e più tardi Grigorovich: basti ricordare i divertissement dello Schiaccianoci o balletti come Spartacus.
Le componenti dominanti e inscindibili del Balletto Nazionale della Georgia sono essenzialmente tre: la prima è quella guerresca che vede gli uomini combattere con scudi e spade oppure lanciare pugnali volteggiando vorticosamente; la seconda, più lirica, vede le donne, sempre bellissime e vestite come delle regine, muoversi sul palco come se scivolassero su una lastra di ghiaccio; la terza, e forse più apprezzata perché mozzafiato, è quella più paesana ed acrobatica.
Il programma è iniziato con il “Girotondo Partza”, una delle più antiche danze georgiane: 24 uomini sono entrati con fare bellicoso, in una lunga e lenta diagonale disponendosi di volta in volta per disegnare varie figure geometriche, tra cui il cerchio appunto.
Le danze maschili evocano soprattutto le qualità del coraggio del guerriero come ha dimostrato la “Suite di Khevsuri” dove gli uomini lottano con le sciabole e gli scudi in seguito ad un litigio tra due uomini per la contesa di una donna: il pubblico ha davvero gradito moltissimo questo pezzo che ha giustamente meritato più di un applauso a scena aperta e dove le scintille si sono viste veramente in scena.
Molto dolce e toccante è stata la “Danza Samaia” eseguita da tre ragazze splendide con collo, braccia e dita lunghissime: questa danza si ispira ad un affresco di soggetto nuziale rinvenuto nella cattedrale di Mtskheta.
La danza da cerimonia “Davluri”, che può essere paragonata al minuetto europeo, è stato un momento davvero raffinato e grande impegno stilistico.
I momenti comunque tipicamente folkloristici sono stati riservati per la seconda parte dello spettacolo, dove gli uomini hanno danzato praticamente sempre sulla punta dei piedi. Questa abilità deriva dal fatto che gli uomini dovevano percorrere i ripidi pendii dei monti del Caucaso e per non precipitare nei burroni erano costretti a camminare sulla punta dei piedi. Per questa danza i ballerini indossano stivali morbidi e quindi devono avere alle spalle lunghi anni di allenamento per poter rinforzare adeguatamente pianta del piede e caviglie.
Ha chiuso lo spettacolo, con ben tre bis, “Juta” che ha visto impegnata al massimo la compagnia in acrobazie mozzafiato.
I costumi, tutti curatissimi, sono stati firmati da Solomon Virsaladze: vincitore del "Premio Lenin", collaboratore prediletto di Grigorovich come scenografo e costumista di celebri balletti del Bolscioi. Solomon Virsaladze è riuscito a riprodurre con filologica precisione i costumi tipici delle varie regioni della Georgia.
Sonia Baccinelli