Impossibile seguire le esibizioni di Bollani senza la consapevolezza che non esistono angoli da smussare nell'universo musicale d...
Impossibile seguire le esibizioni di Bollani senza la consapevolezza che
non esistono angoli da smussare nell'universo musicale di colui che detiene
una genialità espressiva al cospetto della quale non si può far altro che
chinare il capo in segno di rispetto.
Impareggiabile la sua anima poliedrica e disarmante la creatività con cui
riesce a dipingere i brani da lui suonati.
Seducente la miscela di bravura e comicità di questo adorabile fanciullo
dai capelli scarmigliati che, grazie a polpastrelli rivestiti di velluto,
possiede il dono di produrre in musica il miracolo che solo la primavera
è in grado di compiere: quello di far sbocciare fiori vigorosi e profumatissimi.
10 e lode, anche per la sua spiccata inclinazione cabarettistica.
Grande energia quella scaturita dalle dita veloci di Wallace e Antoine Roney,
accompagnate dalla grinta di una batteria color azzurro cielo e dalla corposità
del contrabbasso di Ugonna Okegwo.
Inizialmente curiosa ed accattivante la presenza sul palco del dj Val Gentry
la cui figura, però, è ben presto scesa verso un opaco oblìo, sino a scomparire
del tutto dall'orecchio e dall'occhio degli spettatori.
Degni di nota gli interventi di una tastiera in grado di evocare i sapori
appartenuti al fantastico mondo del rock progressive targato anni '70.
Se non ché, stante la dipartita di buona parte del pubblico dalla platea,
le sonorità dense ed il fraseggio dirompente dei musicisti non sono evidentemente
bastati a sedare un sentimento di nostalgia verso armonie meno incalzanti
e verso atmosfere meno "free".
Donata Luani 24 giugno 2005.