Recensioni - Cultura e musica

VERONA: Jardin aux lilas e dintorni

Lo spettacolo andato in scena venerdì 7 maggio al teatro Filarmonico di Verona prevedeva come titolo di richiamo il Jardin aux lil...

Lo spettacolo andato in scena venerdì 7 maggio al teatro Filarmonico di Verona prevedeva come titolo di richiamo il Jardin aux lilas, uno dei capolavori di Antony Tudor, celebre coreografo che nacque a Londra nel 1908 (morirà a New York il 19 aprile 1987). Tudor entrò giovanissimo nella compagnia di Marie Rambert, dove cercò in qualche maniera di fondere la danza classica europea con quella americana ed il ballo orientaleggiante e dove esordì come coreografo sin dal 1931 con Cross Garter’d, anche se il suo primo balletto importante fu The Planets del 1934.
Per il suo stile egli fu spesso definito “proustiano”, per il ricorso ad immagini della memoria. Nelle sue coreografie sono evidenti i riferimenti alle esperienze di Dalcroze, della Duncan e di Joss. Nei suoi lavori, ed in particolare nel Jardin aux Lilas, sono chiari i risvolti psicologici, così distanti dai divertissement composti da Ashton nello stesso periodo. Questo balletto ha avuto subito un grande successo ed è ancora vivo e danzato in molti teatri perché la coreografia lo sostiene con una grandissima varietà di diversi atteggiamenti introspettivi. La trama del balletto è praticamente inconsistente, come si evince da una nota del programma di sala originario (Londra, Mercury Theatre, 1936): “Caroline, sul punto di fare un matrimonio di convenienza, offre una festa di congedo che precede la cerimonia. Tra gli ospiti ci sono l’uomo che lei ha realmente amato e la donna, a lei sconosciuta, che è stata l’amante del suo promesso sposo. Rapidi incontri, confidenze interrotte, culminano nell’uscita di Caroline al braccio del suo fidanzato, senza aver soddisfatto il disperato desiderio di un ultimo bacio”. I giochi, gli sguardi, i sottintesi che Tudor “inventa” sono talmente tanti e di tale varietà che sarebbe impossibile elencarli tutti.
Tra gli interpreti della serata veronese Cynthia Sheppard, nella parte di Caroline, è risultata talvolta infantile nel gioco degli atteggiamenti che avrebbe potuto essere più seducente e soprattutto malizioso: in fondo il suo personaggio desiderava un ultimo bacio, casto forse, ma pur sempre una dichiarazione di intimità che per la società perbenista londinese del tempo equivaleva ad un tradimento ancor prima del matrimonio; Giovanni Patti, nel ruolo del futuro marito, si è distinto per la compostezza da vero gentlemen inglese d’inizio secolo (alla Oscar Wilde, verrebbe da dire); Adrienne Balogh, l’ex fidanzata, è stata davvero mirabile per l’interpretazione oltre che per la tecnica, mentre Antonio Russo è parso spesso pesante e la sua figura risultava davvero stridente confrontata con quella di Patti.

Nella prima parte della serata sono stati presentati, in apertura, Idylle, su musica di Leòs Janacek e coreografia di Sallie Wilson e Appuntamento con … Brahms su musica di Johannes Brahms e coreografia di Maria Grazia Garofoli. Entrambi i brani sono stati ben eseguiti, in particolare il secondo è stato un buon esempio di comunicatività dei sentimenti dei personaggi. Mentre Idylle non aveva trama e in certi momenti ricordava vagamente la coreografia balanchiniana Serenate (soprattutto l’inizio del IV movimento dove c’erano le ragazze sedute sui talloni che eseguivano un semplice port de bras), Appuntamento con … Brahms aveva una trama quanto mai adatta alla società odierna: una ragazza ben vestita è pronta per andare ad un concerto; squilla il telefono. E’ un amico che chiede di vederla, forse per l’ultima volta; lei deve prendere una decisione ed anche in fretta. Accetta di vederlo, l’incontro è struggente, anche se alla fine lei forse non accetterà poco più di un bacio. Gli interpreti Amaya Ugarteche e Jan-Erik Wikström sono stati molto bravi sia tecnicamente che dal punto di vista dell’interpretazione, specialmente Wikström.
Nella seconda parte della serata sono stati presentati Notte di mare su musica di Giuseppe Martucci, Rosso Veneziano su musica di Vivaldi (in pratica la parte dell’Inverno e dell’Estate) e un Divertissement finale, tutti con le coreografie di Maria Grazia Garofoli. Belle le coreografie ed inusuali per il tipo di musica, specie Rosso veneziano. Strani, ma non brutti gli abiti femminili, tutti di colore rosso e stile anni ’60.

Sonia Baccinelli 7 maggio 2004