Recensioni - Cultura e musica

VERONA: Straordinaria esibizione del Nederlands Dans Theater

Laddove l’effimero assurge a classico immortale si può parlare di autentica opera d’arte. E che cosa vi è di più effimero di una e...

Laddove l’effimero assurge a classico immortale si può parlare di autentica opera d’arte. E che cosa vi è di più effimero di una esibizione su di un palcoscenico, si tratti di prosa, musica o danza, ovvero di una forma di espressione legata all’immediatezza ed alla contingenza, che qualunque tentativo di fissare eternamente in registrazione video o audio altro non fa che svilire. Non resta quindi che la riproposizione continua dell’evento medesimo, ma anche questa, nel caso in cui si tratti di opera di medio valore, alla lunga comincia a manifestare gli inesorabili segni del tempo.
Discorso del genere non vale certamente per quanto si è potuto assistere a Verona al Teatro Romano in questi giorni, durante i quali il Nederlands Dans Theatre si è esibito in tre coreografie di Jirì Kyliàn risalenti rispettivamente a 11, 22 e 24 anni fa che ormai sono assurte al rango di veri classici della danza contemporanea. La straordinaria attualità dell’impostazione unita alla magnifica esecuzione sia dal punto di vista tecnico che interpretativo dei rispettivi danzatori, hanno contribuito a dare vita ad uno spettacolo di rara suggestione e partecipazione da parte di un pubblico estremamente coinvolto.

I tre lavori erano nell’ordine: Overgrown Path, tratto da una suite pianistica di Leos Janacek; Petite Mort su musiche di Mozart e la Sinfonia dei Salmi di Stravinsky.
La prima coreografia, fortemente intrisa di malinconia, si può considerare come una riflessione sulla vita trascorsa, su tutto quanto evolve e muta nel corso dell’esistenza di una persona e sul valore dei singoli ricordi, delle emozioni passate.
La seconda, nata nel 1991 in occasione del bicentenario mozartiano analizza in maniera più marcata il rapporto uomo-donna in tutte le sue infinite sfaccettature: aggressività, violenza, sessualità sono alcuni degli aspetti posti in evidenza in questa eccellente esibizione di sei coppie di danzatori coinvolti in un gioco ad alta tensione erotica, non a caso in arabo e francese “petite mort” è sinonimo di orgasmo.
Sinfonia dei Salmi si può invece considerare come il rapporto dell’uomo con Dio, una sorta di preghiera fisica, anch’essa, come accade anche nella prima coreografia, legata all’incertezza ed all’imperfezione intrinseche alla natura umana.
Al termine dell’esecuzione una vera e propria ovazione da parte del pubblico che gremiva il teatro, coronata da una fugace apparizione dello schivo Kyliàn a proscenio a conclusione di uno spettacolo di tale qualità cui purtroppo raramente capita di assistere.

Davide Cornacchione 11/7/2002