Recensioni - Cultura e musica

VERONA: Stravinskij e Ravel con rigore al Filarmonico

All'interno di una stagione imperniata su titoli abbastanza ricorrenti nella programmazione lirica veronese di questi ultimi anni,...

All'interno di una stagione imperniata su titoli abbastanza ricorrenti nella programmazione lirica veronese di questi ultimi anni, la proposta del dittico novecentesco "The Flood" e "L'enfant et les sortilèges" costituiva un motivo di sicuro interesse, sia per la rarità dell'esecuzione sia per l'inusualità dell'abbinamento.
The Flood, ultima composizione "operistica" di Igor Stravinskij, riassume in 25 minuti ed in 7 quadri due passi ella Genesi, ovvero la cacciata dal Paradiso Terrestre e il Diluvio Universale. Stilisticamente si può parlare di un'opera composita e difficilmente incasellabile: nato infatti per un progetto televisivo questo lavoro abbina alla musica vocale la recitazione ed il balletto in una sorta di summa delle varie componenti teatrali. L’allestimento in questione, curato dal regista Daniele Abbado, ha teso ad esaltarne maggiormente la componente oratoriale, ricorrendo ad una struttura costituita da un grosso praticabile nero progettato da Graziano Gregori, che nella prima parte consentiva di dividere la dimensione divina (in alto) da quella umana (in basso), mentre nella coreografia diventava la struttura-arca sulla quale si arrampicavano i vari animali. L’impostazione registica si contraddistingueva per una pressoché totale staticità delle masse corali e dei singoli protagonisti, le cui azioni si dipanavano all’interno di un'atmosfera cupa e calustrofobica, scolpita dalle luci fredde e radenti di Valerio Alfieri.
Stefan Anton Reck ha diretto con concisione e rigore i complessi della Fondazione Arena cui si sono afiancati George Mosley e Alessandro Paliaga nel ruolo di Dio e Luca canonici in quello di Satana.
Di stampo diametralmente opposto invece il secondo titolo della serata, ovvero il fantastico e surreale "L'enfant et les sortilèges" di Maurice Ravel. Questa partitura infatti è caratterizzata da una brillante vitalità, dalla quale traspare lo straordinario eclettismo del musicista francese. La banale avventura del bambino capriccioso al quale si ribellano i mobili e gli oggetti della sua stanza viene risolta attraverso una sequenza di pezzi chiusi, ognuno dei quali caratterizzato da una ben precisa cifra stilistica i cui modelli spaziano all’interno dell’intera storia della musica che, pur nella loro natura estremamente eterogenea, trasmettono un notevole senso di unitarietà e uniformità.
Pur trattandosi di un’opera di impianto più teatrale rispetto alla precedente, la regia di Abbado ha comunque preferito optare per un’impostazione rigorosa ed in alcuni tratti quasi rituale. Le varie figure entravano ed uscivano attraverso aperture che si creavano mediante l’aprirsi ed il chiudersi di alti pannelli neri che delimitavano lo spazio scenico, che molto spesso restava vuoto e scarno. Scelta questa che, se da una parte ha creato momenti di grande suggestione, ad esempio il dinamico prorompere del fuoco o la lunare apparizione della principessa, dall’altra ha ridimensionato non poco la componente magica e favolistica della vicenda.
Sul versante vocale spiccavano le valide prestazioni di Anna Bonitatibus nel ruolo dell’Enfant e di Ruth Rosique (fuoco, principessa, usignolo), alle quali si affiancavano negli innumerevoli ruoli Gabriella Sbrogli, Lorna Windsor, Laura Brioli, Gorge Mosley, Luca canonici, Alessandro Paliaga.
Corretta la direzione di Reck ma priva di quello smalto e quella brillantezza che una partitura di questo tipo richiederebbe.
Nonostante si trattasse di titoli abbastanza impegnativi il pubblico ha dimostrato di apprezzare il coraggio e la buona riuscita di questa proposta tributando calorosi applausi.

Davide Cornacchione 23/2/2006