Nei giorni 10, 11, 12, 13, 14, 17 agosto è in scena al Teatro Romano di Verona il balletto “La Vedova Allegra”, su musiche tratte ...
Nei giorni 10, 11, 12, 13, 14, 17 agosto è in scena al Teatro Romano di Verona il balletto “La Vedova Allegra”, su musiche tratte dalla celeberrima operetta di Franz Lehár con una nuova coreografia di Maria Grazia Garofoli, Direttore del Corpo di ballo areniano.
La vicenda, ambientata a Parigi, riguarda le sorti del piccolo stato del Pontevedro che è vicino al disastro economico; Njegus, segretario privato dell’ambasciatore del Pontevedro, pensa di risollevare le tristi sorti finanziarie trattenendo in patria i capitali della ricchissima pontevedrina Hanna Glawari da poco rimasta vedova ed ora in cerca di un nuovo marito. E quale migliore occasione per accasarla con Danilo, il rubacuori del paese? Danilo, come tante volte, è immerso nel mondo dei sogni, probabilmente perché ha bevuto qualche bicchiere di troppo. L'efficiente Njegus lo fa svegliare, lo mette a conoscenza dei progetti che ha per lui e cerca di dargli un’aspetto dignitoso in modo che possa presentarsi all’imminente ricevimento cui Hanna Glawari sarà presente. Danilo pare piuttosto divertito dalla cosa e finge di dargli retta, anche se di fatto non ha ancora smaltito la sbornia.
Il ballo ha inizio e arriva anche Hanna: tutti le si fanno intorno, specialmente gli uomini, incantati dal suo fascino. Al momento dell’incontro Danilo e Hanna, che in passato avevano avuto una storia, non riescono a dissimulare. Al tempo in cui si erano conosciuti lei era ancora una giovane donna, ricca solo della propria bellezza e lui invece un aristocratico troppo debole per opporsi al volere dei genitori. Danilo è sedotto dalla trasformazione di Hanna che gli pare ancora più bella di un tempo. Lui la guarda e vorrebbe dichiararle di nuovo il suo amore, ma lei sfugge, perché non può dimenticare il dolore arrecatole. Danilo, rifiutato, ripiomba nel suo allegro ed effimero mondo.
Nel frattempo si intrecciano altre storie d’amore, come quella tra Valencienne (giovane moglie del barone Zeta, ambasciatore del Pontevedro), e Camille, ma Valencienne sebbene molto attratta da lui, non vuole tradire il marito.
Il secondo atto inizia con la festa che Hanna dà nella sua villa in onore del suo paese dove gli ospiti festeggiano danzando balli nazionali. Danilo non è ancora giunto e lei si guarda tristemente intorno. Finalmente lui arriva; Hanna prende l'iniziativa, lo invita a danzare e lui dopo qualche scherzoso indugio l'asseconda. Intanto l'ambasciatore, che si è accorto di qualche sguardo un po' troppo impertinente di Valencienne per Camille, la rimprovera. Tutto sembra andare nel migliore dei modi, ma Njegus si accorge che Valencienne e Camille, credendo di non essere visti, si stanno dirigendo verso il padiglione in giardino. Njegus si sente perduto e cerca di rintracciare Hanna che, comprendendo immediatamente la situazione, fa fuggire Valencienne da una porta laterale del padiglione e si sostituisce a lei. Tra la sorpresa generale, escono dal padiglione Camille e Hanna, la quale stupisce tutti comunicando di avere l'intenzione di sposare Camille. Gli ospiti, anche se sbalorditi, si congratulano con loro mentre l'ambasciatore, insieme a Danilo, si fa coraggio bevendo champagne. Valencienne sviene fra le braccia del povero Negus; Camille e Danilo si affrontano e si sfidano a duello. Hanna, investita dalle dure parole di Danilo che spezza la promessa d'amore eterno, sorride beata finalmente certa dell'amore di Danilo.
In seguito tutti i pontevedrini si affrettano ad andare da Chez Maxim's dove avverrà la sfida fra Camille e Danilo. Il combattimento inizia e gli ospiti sono molto attenti e divertiti, ma alla fine, quando i due stramazzano al suolo vinti soprattutto dai numerosi calici di champagne, appare Hanna che abbraccia Danilo, mentre Valencienne bacia Camille. Nel locale regna grande allegria e un'atmosfera carica di sentimenti; solo l'ambasciatore deve riconoscere che le sue paure non erano infondate. Tutti se ne sono andati via, è rimasta solo Hanna immersa nei suoi pensieri. Senza far rumore Danilo torna sui suoi passi, la prende fra le braccia e pentito le dichiara tutto il suo amore, da sempre e per sempre. In punta di piedi tornano tutti gli ospiti che vedono in questa riconciliazione una festa per tutti coloro che si amano.
L’allestimento offerto dalla Fondazione Arena era piuttosto semplice, ma davvero efficace. La scenografia di Aurelio Barbato ha permesso di alloggiare l’orchestra, con organico ridotto e amplificato, come se si trovasse su un balcone in fondo al palco e, tutto sommato, i musicisti potevano anche essere visti come attori che recitavano il loro stesso ruolo ai vari balli e ricevimenti che la storia prevedeva. L’arrangiamento musicale è stato talvolta fantasioso, ma mai eccessivo, con spostamenti di brani musicali da un atto all’altro, pezzi jazzati e ragtime. Gli abiti e le coreografie del corpo di ballo avrebbero potuto prevedere l’utilizzo delle scarpe da punta, specie nel valzer del primo atto. Le coreografie di Maria Grazia Garofoli sono risultate piuttosto quadrate, specie quando si trovavano due semidiagonali in fondo al palco ed il protagonista o la protagonista al centro; oppure anche quando le prese venivano fatte più di una volta una di seguito all’altra con tutti i ballerini disponibili. Molto belle e curate le coreografie delle danze di carattere del secondo atto, anche se i costumi sono risultati belli ma poco appropriati.
Bravi tutti gli interpreti: Pascal Danilowitsch nella parte di Danilo sembrava un novello Leonardo Di Caprio, perfettamente calato nel ruolo e con buone abilità tecniche ed interpretative; Anna Valev che impersonava la ricca vedova possiede senz’altro una solida tecnica, anche se la sua interpretazione è risultata spesso troppo algida e calcolatrice. Molto belli, ben interpretati e soprattutto ben coreografati i passi a due interpretati dalle coppie Gelmetti-Patti rispettivamente nei ruoli di Valencienne e Camille e Mangani-Russo. Divertente e molto gradito dal pubblico il passaggio dei camerieri “guidati” da Scilla Cattafesta. L’unica nota eccessiva e stonata è stato il portare in scena un ring dove i due contendenti si potessero sfidare.
Sonia Baccinelli 13/7/2004