Recensioni - Cultura e musica

Valentino Zucchetti primo coreografo italiano per il Royal Ballet di Londra

Una brillante carriera da ballerino alla quale si aggiunge il talento per la coreografia

Nato a Calcinate, un piccolo comune della bergamasca, Valentino Zucchetti, dopo aver visto un video con Barysnikov in Don Chisciotte, all’età di quattro anni chiede di ballare, così la mamma lo iscrive nella scuola di danza “Enjoy Dance” di Sarnico diretta da Cristina Zatti, prima esaminatrice italiana della Royal Academy of Dance di Londra, e da Michele Vegis, ballerino del Teatro alla Scala. A undici anni viene ammesso alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano; a sedici gli viene offerta una borsa di studio per la Royal Ballet Upper School di Londra dove si diploma. Nel 2006 vince l’Adeline Genée, uno dei concorsi più prestigiosi al mondo, e nel 2007 supera il Solo Seal Awards. Nel 2010 Valentino Zucchetti entra a far parte del corpo di ballo del Royal Ballet dove in breve tempo ottiene tutte le promozioni: First Artist (2011), Soloist (2012) e First Soloist (2014). E adesso, a soli trentatré anni, fa il suo debutto come coreografo su uno dei palcoscenici più prestigiosi della danza.
 
E’ la prima esperienza come coreografo?
No, in realtà la primissima fu nel 2005 quando, ancora studente, vinsi l’Ursula Moreton Choreographic Award, un concorso interno alla Royal Ballet School dove si “usano” i propri compagni come ballerini. Poi ho coreografato anche altri brevi pezzi come Sonata for Six e Draft Works. Nel 2013 ho creato Orbital Motion per il New English Ballet Theatre. Alla fine del primo lockdown ho allestito il Distdancing al Regents Canal.
 
Come nasce Anemoi?
Anemoi nasce come ampliamento di Scherzo, un breve pezzo ideato per il World Ballet Day 2020, precisamente per il 29 ottobre. L’evento è andato in onda in un live streaming di 24 ore durante le quali si sono alternate le più grandi compagnie di balletto del mondo. Scherzo chiudeva la performance del Royal Ballet ed è stato talmente apprezzato che è stato immediatamente inserito negli eventi streaming calendarizzati dalla Royal Opera House già a partire dal 13 novembre 2020. In questo modo si dava la possibilità di esibirsi anche ai giovani ballerini della compagnia, i quali diversamente sarebbero stati momentaneamente dimenticati a causa di spettacoli che prevedevano solamente la presenza dei primi ballerini e dei solisti. Non dimentichiamo infatti che il fine ultimo del ballerino è di uscire dalla sala prove ed esibirsi su un palcoscenico e, anche se in questo periodo il teatro non può ospitare il pubblico, essere sul palcoscenico è già una conquista. Inoltre, il pubblico è sempre fortunatamente molto partecipe anche in modalità on-line, per cui non viene mai meno lo stimolo che ci spinge a lavorare per dare il meglio.
 
Da Scherzo ad Anemoi: perché questa variazione nel titolo?
In realtà Scherzo si rifà, come idea, allo stile musicale del brano scelto, dato che i ballerini danzano anche su rondò che è una musica molto allegra e giocosa. In relazione a questo motivo, la parola Scherzo ben descrive, l’atmosfera musicale che si addice ai giovani danzatori. La parola Anemoi invece è ispirata a quella che è l’accezione classica del termine: anemos in greco significa vento, anemoi è il suo plurale. Nella mitologia greca i venti sono delle forze invisibili, delle entità positive che sorvegliano l’atto della creazione e della rinascita, il soffio vitale, quello che in latino diventerà poi l’anima. I giovani rappresentano il vento del rinnovamento nella compagnia e, speriamo che lo Zefiro primaverile porti via questo brutto periodo e sia un vento di buon auspicio per la ripresa delle attività teatrali.
 
Perché Rachmaninoff?
Per Scherzo la scelta era ricaduta su Rachmaninoff perché è uno tra i miei compositori preferiti e che meglio asseconda quello che voglio fare quando creo la coreografia. Per una serie di eventi semi casuali ho iniziato a lavorare sul secondo movimento della seconda sinfonia. Nell’ampliare il balletto, portandolo da dieci a venticinque minuti, ho pensato di mantenere una certa uniformità musicale scegliendo tutti brani del medesimo compositore. Scherzo è inserito al centro di Anemoi: ci sarà infatti un primo movimento di apertura e poi un ultimo movimento con un passo a due finale.
 
Com’è composto il cast?
Abbiamo un doppio cast. In Anemoi ci sono sedici ballerini, per cui complessivamente sono impegnati trentadue danzatori. In ogni cast ci sono otto uomini e otto donne. L’idea era quella di far lavorare praticamente tutto il corpo di ballo giovane. L’età media infatti è tra i diciannove e massimo ventiquattro anni. I ballerini giovani rappresentano il futuro della compagnia. Ci sono tanti ballerini talentuosi e io sono contentissimo di avere la possibilità di far emergere le loro doti artistiche anche grazie al mio lavoro.
 
Come viene creata la coreografia? Come è avvenuto, di fatto, il passaggio da Scherzo ad Anemoi?
Solitamente parto dalla musica che è sempre il mio grande punto di riferimento e di ispirazione, sia per quanto riguarda lo stile del pezzo, che l’atmosfera che desidero ottenere e poi eventualmente anche il concetto che sottende il tutto. Ascoltando la musica ho ben chiaro l’effetto al quale desidero arrivare in determinati punti e anche i passi. Poi dipende dal cast. Gli interpreti mi forniscono infatti il resto dell’ispirazione ed è come se ogni ballerino mi offrisse talvolta la chiave di quali passi far eseguire. Per quel che riguarda i momenti di raccordo invece, coreografo direttamente in studio sul momento.
Il modo in cui ho sviluppato il passaggio da Scherzo ad Anemoi è stato abbastanza interessante ed inusuale anche per me, dato che Scherzo era stato appunto ideato come un pezzo da show case, ovvero un pezzo che il direttore, Kevin O’Hare, mi ha affidato per dimostrare la bravura del nostro corpo di ballo e quindi non aveva un concetto in sé iniziale. Quando ho iniziato a lavorare su Anemoi ho perciò dovuto sviluppare un concetto da un pezzo che inizialmente ne era privo e quindi anche io, come coreografo, ho trovato un significato laddove non c’era.
 
Chi ha curato costumi e luci?
Il designer dei costumi è Jean Marc Puissant, un designer molto stimato nel mondo della danza ed ha lavorato spesso qui alla Royal Opera House, ma anche al Metropolitan di New York, in Russia e in tante altre parti del mondo. Oltre ad essere un grande designer è Jean Marc Puissant un ballerino lui stesso, quindi ha una grande comprensione delle necessità dei ballerini per quello che concerne la libertà di movimento che serve per i costumi. E’ una grande persona con cui confrontarsi e piano piano le idee per i costumi di Anemoi hanno preso forma.
Il piano luci è stato concordato con Simon Brenners che è il light designer della Royal Opera House con il quale ho lavorato a novembre per Scherzo.
Quindi ho un grande team di comprovata esperienza che mi supporta ed essere nelle loro mani mi rassicura molto in questo senso.
 
Riassumendo, quali date dobbiamo segnare su calendario?
Il trittico Anemoi/Divertissement/La Bella Addormentata nel Bosco (Atto III), significativamente ribattezzato Beauty Mixed Programme, mi vedrà impegnato durante la medesima serata in duplice veste: come coreografo di Anemoi e ballerino nell’altra parte del programma.
Il 17 maggio, anche se la capienza sarà ancora ridotta, ripartirà finalmente la stagione della Royal Opera House che ho l’onore di definire la mia seconda casa. Poi tra il 26 giugno e l’11 luglio, farò ufficialmente il mio debutto come coreografo e la sala dovrebbe raggiungere la capienza massima di pubblico.
Il 9 luglio l’evento sarà in live streaming in mondovisione.
 
Sonia Baccinelli 22/04/2021