Recensioni - Cultura e musica

Verona : Nabucco, la riconferma di un grande spettacolo

Non ha perso il suo fascino ad un anno di distanza il Nabucco di Giuseppe Verdi ideato per regia, scene e costumi dal regista arge...

Non ha perso il suo fascino ad un anno di distanza il Nabucco di Giuseppe Verdi ideato per regia, scene e costumi dal regista argentino Hugo De Ana. Lo spettacolo funziona egregiamente soprattutto dal punto di vista dell’impatto visivo, senza che quest’ultimo sia tuttavia mai fine a se stesso o si riduca a puro sfarzo scenografico.

Merito certamente delle azzeccate coreografie di Lino Privitera, che contribuiscono ad evitare le banali sfilate in scena nei momenti di marcetta, ma anche dell’abile regia di De Ana che riesce sempre a dare ai movimenti delle masse un’impronta personale ma soprattutto moderna. Ottima dunque l’idea di far sollevare al coro le mani a ritmo di musica, così come quella di farlo sfilare nelle uscite fra due ali di soldati, semplice ed efficace rimando simbolico al popolo Ebreo prigioniero. Anche i costumi hanno riconfermato tutta la loro efficacia e bellezza.

Dal punto di vista vocale abbiamo assistito ad una replica su cui aleggiava forse una certa stanchezza dovuta probabilmente alla prossima conclusione del festival. Su tutti spiccava il Nabucco di Alberto Gazale, voce non tonitruante ma splendida e dalla tecnica inappuntabile anche se forse il ruolo appare troppo pesante per le caratteristiche della sua vocalità, specialmente all’aperto. Buona anche la prova di Giorgio Surjan che interpretava Zaccaria con tecnica e stile pur denotando qua e la qualche incertezza. Discreta anche Paola Romanò come Abigaille. Senza infamia e senza lode gli altri. Stanca e routinaria invece la direzione di Daniel Oren che ricordiamo in ben altre performance all’Arena. Il pubblico agostano, composto in prevalenza da stranieri, sembrava un po’ spaesato ed è stato stranamente avaro di applausi, tanto che, caso raro in Arena, il celebre “Va pensiero” non è stato bissato come avviene di consueto.

R. Malesci (24 Agosto 2001)