Recensioni - Cultura e musica

Verona: Eleganza e tecnica al Filarmonico

Lunedì 21 Ottobre, al Teatro Filarmonico di Verona, si è aperta la nuova stagione jazzistica organizzata dalla Fondazione Arena. ...

Lunedì 21 Ottobre, al Teatro Filarmonico di Verona, si è aperta la nuova stagione jazzistica organizzata dalla Fondazione Arena. Ad aprire la rassegna due nomi tanto legati al passato quanto proiettati nel futuro:Geri Allen e Ravi Coltrane.

La pianista di Ornette Coleman, accompagnata dal rigoroso suono del contrabbassista Rats Ingvarson e dalle scariche eclettiche del batterista Mark Johnson, ha disegnato un quadro armonico, dove sullo sfondo si notavano le figure di Thelonious Monk, Bill Evans, Ornette Coleman e Duke Ellington, mentre ai bordi del dipinto musicale, si leggevano l’eleganza e lo stile di questa pianista che nel ’90 fu voluta da Ron Carter e Tony Williams che la definirono una strabiliante pianista e degna di stare vicino a Mary Lou Williams.

La Allen ha così saputo coniugare in modo giusto le sue influenze, legate ai grandi del jazz passato, con l’estro maturato negli anni e destinato ad ulteriori modifiche in futuro.

La seconda parte della serata ha visto comparire sulla scena il figlio di John Coltrane, Ravi.

Accompagnato da un ottima band, formata da Darryl Haal al contrabbasso, E.J. Strickland alla batteria, il capelluto e fuori classe Gregoire Mairet e il pianista Louis Perdomo, il figlio d’arte non ha convinto eccessivamente. Con uno stile scarno e a volte ibrido, spesso legato troppo alla figura del padre, il sassofonista non è riuscito a far decollare un proprio stile.Interessanti e lodevoli gli assoli dell’armonica, a volte però non in perfetta sintonia in duo con Ravi. Buoni gli assoli in trio tra piano, basso e batteria, anche se quest’ultima ha forse esagerato del tempo a disposizione negli interplay, che a lungo andare stancavano.

Intelligenti invece le pause che Ravi si dava, per dare spazio alla band, nelle quali il silenzio della sua presenza aumentava il desiderio di sentirlo.

Il giovane Coltrane ha tutte le carte in regola per divenire un altro dei grandi nel panorama del jazz come lo è già il suo amico Steve Coleman, ha solo bisogno di un po’ di tempo per redimere quel grosso peso che si porta addosso: il suo stesso cognome.

Un concerto che nel complesso ha regalato una buona musica, e che ha cominciato con la giusta marcia la lunga rassegna jazz che si terrà fino a Maggio.

Francesco Olivieri 23/10/2002