Recensioni - Cultura e musica

Verona Jazz 2008: La sperimentazione è di scena!

John Zorn e il suo saxofono in un concerto tra tradizione e sperimentazione.

Certamente di non semplice ed immediata comprensione, ma di grande efficacia ed intensità, è stata l’esibizione del duo John Zorn e Mike Patton alla rassegna del Verona Jazz 2008.
Di grande duttilità, John Zorn, compositore e sassofonista – multistrumentista approdato nel corso della sua carriera a moltissimi generi musicali (tra i quali la musica classica contemporanea, la musica da film ed il jazz), all’interno del teatro Romano ha dato sfoggio di grande dinamismo ed eclettismo a fianco del fedele seguace Michael “Mike” Allan Patton, fondatore, quest’ultimo, di famosi gruppi musicali (tra cui i “Faith no more” e i “Mr Bungle”) nonché vera icona musicale degli anni ‘90.

Senza dubbio amanti di ardite, a volte irriverenti, sonorità sperimentali e di viaggi verso ensembles musicali tutt’altro che scontati e semplici all’ascolto, i due musicisti statunitensi hanno dato sfoggio di esosa creatività e di altrettanto imponente capacità di ricercare linguaggi alternativi.
Ben riuscita la loro sperimentazione (fatta, ad esempio, di voci stridule o di suoni di sassofono simili al ronzio delle api) se si considera la grande attenzione con cui il pubblico del teatro Romano ha ascoltato il concerto sin dai suoi primi momenti.
Poco Jazz, insomma, ma davvero molto pathos.
Decisamente molto più vicina al panorama jazzistico è stata la seconda parte della serata, in cui John Zorn ha goduto dello splendido accompagnamento dell’”Acoustic Masnada”, formato da Dave Douglas alla tromba, Joey Baron alla batteria e Greg Cohen al contrabbasso.
Definito dalla critica uno dei migliori gruppi degli ultimi vent’anni ed uno dei progetti più azzeccati di John Zorn, il quartetto ha trascinato gli ascoltatori verso melodie straordinarie, soprattutto grazie alla raffinatezza senza pari del favoloso Greg Cohen ed all’intensità, a tratti struggente, a tratti incalzante, della tromba di Dave Douglas.
Una serata, insomma, a dir poco entusiasmante, soprattutto per chi ha saputo gustare il lato alternativo e sorprendente della musica.

Donata Luani, 20.06.2008