Lunedì sera al Teatro Filarmonico, accompagnato da tre grandissimi musicisti, John Abercombie ha fatto il pieno di applausi.Il chi...
Lunedì sera al Teatro Filarmonico, accompagnato da tre grandissimi musicisti, John Abercombie ha fatto il pieno di applausi.Il chitarrista ha presentato l’ultimo album edito dalla ECM, Cat’n’Mouse, e ha regalato momenti indimenticabili al pubblico.
Sonorità d’avanguardia, a volte ai limiti dell’armonia,Abercombie ha stilato per la prima ora un lungo medley senza pause, nel quale si ha avuta la sensazione che i suoi colleghi sono dei musicisti di calibro mondiale.
A cominciare dal violinista irrequieto Mark Feldman, che ha fatto con il proprio strumento tutto quello che si poteva fare, dai pizzicati a distorcere le note con l’archetto fermo e pesante, suonarlo come mandolino fino a quasi volergli entrare nell’anima.Un violinista che non ha bisogno certo di comparazioni, perché è completo.Capace di stracciare la melodia e poi ricucirla con una delicatezza sconvolgente.
Il bassista Marc Johnson, non è stato da meno.Con la sua apparente calma ha tessuto edifici melodici che si coagulavano in maniera perfetta con gli altri tre componenti della band.Ogni tocco alle corde per lui era un rito, ora sacro e orante,ora profano e psicadelico.
Il batterista Joey Baron ha decomposto tutti i tempi,li ha spaccati in mille particelle, li ha resi sottili e armoniosi,e al momento giusto distorti e ribelli.Ha saputo giocare col tempo, sempre attento con gli occhi a quello che gli altri stavano esibendo.
La chitarra di John Abercrombie, magnifica per il suono puro e idilliaco, ha passato in rassegna tutti i generi, dal rock, al jazz più raffinato conosciuto bene da Pat Metheny, alle stravaganze del free-jazz che potevano ricordare Ornette Coleman.
La prima ora, un agglomerato di pezzi tratti dall’ultimo cd,da Nice Idea, Convolution, String Third a Soundtrack,hanno ipnotizzato il teatro spettatore.
L’altra parte del concerto, quasi più distesa ha visto la band imbattersi in un rock duro, e poi tornare alla sperimentazione, al divertimento di incontrarsi al centro della musica.
Un grande concerto, che ha chiuso questa stagione jazzistica, ma che speriamo si possa ripetere l’autunno prossimo con altrettanti nomi famosi.
14/05/02
F.O.