Recensioni - Cultura e musica

Verona: La Dresdner Philharmonie chiude il Settembre dell’Accademia

Successo incondizionato per la formazione tedesca diretta da Krzystof Urbánski in un concerto che ha visto impegnata anche la violoncellista Julia Hagen

Il settembre dell'accademia 2023 si è concluso con l'esibizione di una delle più prestigiose orchestre tedesche: la Dresdner Philarmonie, che da poco ha festeggiato i centocinquant'anni di attività. Nata nel 1870 questa formazione ha visto sul podio nomi del calibro di Dvořák, Richard Strauss, Brahms e nel corso del ‘900 ha affinato il suono grazie alla collaborazione con bacchette quali Paul Von Kempen, Kurt Masur, Marek Janovski, Michael Sanderling. Suono che è subito emerso nitido e scintillante nell'ouverture dalle Nozze di Figaro che ha aperto con brio e vitalità il concerto veronese diretto dal Maestro Krzystof Urbánski.

Dopo la pagina mozartiana il programma è proseguito con il Concerto per violoncello e orchestra in la minore di Robert Schumann, con la violoncellista Julia Hagen nel ruolo di solista. Partitura a cavallo tra classicismo e romanticismo, il concerto è strutturato in tre movimenti che si succedono senza soluzione di continuità, in cui il violoncello dialoga con l'orchestra che ne accompagna i virtuosismi, soprattutto nel terzo movimento che la Hagen ha risolto con grande dinamismo ed intensità. Ma anche nei due movimenti precedenti l'interpretazione della violoncellista austriaca si è distinta per la raffinatezza degli accenti e per la cura delle dinamiche, sempre in perfetto equilibrio con la compagine orchestrale. Singolare la scelta del bis che l'ha vista impegnata in duetto con uno dei violoncelli di fila.

La serata si è conclusa con la Quarta sinfonia di Pëtr Il'Ič Čajkovskij che Urbánsky ha diretto a memoria, come peraltro tutti i brani in programma, con gesto plastico ed espressivo. Un'interpretazione molto passionale e ricca di contrasti in cui a delicati pianissimi seguivano fortissimi sferzanti che hanno messo in luce le indiscusse qualità della Philharmonie, nonostante in qualche occasione l'estrema eleganza sfiorasse il manierismo, come ad esempio nel terzo movimento, giocato su tempi forse troppo dilatati, o i due movimeenti estremi in cui a tratti si è avuta la sensazione della ricerca dell’effetto.

Entusiasti gli applausi che hanno suggellato la chiusura del concerto ma anche di una rassegna che si conferma di grande livello e che lascia intuire meraviglie anche per l'edizione 2024 per la quale è stata annunciata la presenza dell'altra orchestra di Dresda (la Staatskapelle), oltre a Santa Cecilia e ai Wiener Symphoniker.