Recensioni - Cultura e musica

Verona: Zorba trionfa al Teatro Romano

Innumerevoli bis, infinite chiamate a sipario e applausi a scena aperta per uno dei balletti più trascinanti del repertorio

Quando alla fine dello spettacolo il pubblico non vuole andare a casa e continua a battere mani, piedi e chiedere il bis e poi “ancora uno” e “ancora l’ultimo” (che poi evidentemente ultimo non è stato per varie volte) si apre necessariamente un discorso sulla danza, la danza vera, quella che fa il tutto esaurito al botteghino appena esce il titolo, quella alla quale nonostante l’allerta meteo nessuno ha pensato di rinunciare e ogni minuto di ritardo all’inizio sembrava rubare attimi preziosi alla grandiosità del finale.

Zorba manca dal palcoscenico scaligero dal 2015 e la sua rimessa in scena è stata un segnale forte per la città di Verona che dal 2016 è stata privata del Corpo di Ballo. Il debutto in Arena del 1988, con la leggendaria coppia Vladimir Vasiliev e Gheorghe Iancu, e la coreografia firmata da Lorca Massine (qui fedele nella trama all’originale, ma completamente rivista) è tornata con più vigore che mai nell’unica data calendarizzata.

Il balletto, basato sul romanzo di Nikos Kazantzakis, ma più conosciuto grazie all’omonimo film con Anthony Quinn o anche solo grazie alla musica composta da Mikis Theodorakis, è articolato in due atti e ventiquattro scene. La vicenda è ambientata in Grecia, dove arriva John, un turista americano che viene conquistato dal luogo. Da straniero, tenta di integrarsi nella comunità, ma la gente del posto gli è ostile e solo Zorba, un greco dai mille mestieri e dallo spirito libero, lo aiuta.

John si innamora di una giovane vedova Marina. La donna sceglie lo straniero, subendo il fascino dell’esotico, ma il popolo, interpretando questa sua scelta come un tradimento, ne decreta la condanna a morte, facendo cadere John in uno stato di dolore terribile. Zorba è invece attratto da Hortensia, una ballerina francese ormai sfiorita che vive di ricordi. Alla fine di tutte le vicende sentimentali, Zorba invita John a ballare una danza liberatoria, il celebre sirtaki che tutti conosciamo.

Denys Cherevychko e Davide Dato rispettivamente nei ruoli di Zorba e John sono stati straordinari per innumerevoli motivi. Innanzitutto, il contrasto tra le due fisicità corrisponde perfettamente all’antitesi tra apollineo e dionisiaco richiesta dai ruoli e l’interpretazione non è stata da meno. Giri spettacolari fino all’ultimo respiro per Denys Cherevychko e grazia ed elevazione per Davide Dato si sono fuse in maniera complementare. Denys Cherevychko, Principal Dancer all’Opera di Vienna, è stato di una simpatia unica nel Tsifteteli; la sua espressione giocosa era quella di un bambino in un negozio di giocattoli nel quale non sa quale gioco scegliere perché gli piacciono tutti.

La greca Eleana Andreoudi (Prima Ballerina dell’Opera di Atene) ha interpretato magistralmente il ruolo di Marina. Dolcissima, linee lunghe morbide, equilibri tenutissimi, pirouettes in asse perfetto e finite in balance.

Convincente la recitazione di Liudmila Konovalova in Madame Hortense. La malinconia che connota il personaggio traspirava da ogni gesto contenuto e allo stesso tempo urlato sordamente.

Bravo anche Danilo Notaro nella parte di Manolios.

E che dire del Corpo di Ballo se non che ha danzato con un’energia come si vede raramente. Ragazzi madidi di sudore che non si sono risparmiati nemmeno un attimo insieme a Denys Cherevychko e Davide Dato, e più il pubblico chiedevi i bis e più forza tutti ci mettevano trascinandosi a vicenda e con la gioia di ballare stampata sulle labbra. Una serata che tutti ricorderanno sicuramente è per molto tempo.

Sul palco per gli applausi finali anche il coreografo Lorca Massine, figlio del più celebre Léonide, ballerino e coreografo dei Ballets Russes di Diaghilev. Figlio di artisti, Lorca da uomo di spettacolo qual è, ha soffiato sul fuoco coi suoi ballerini in modo che il climax salisse in maniera esponenziale come del resto chiede anche il ritmo del sirtaki. La coralità della danza finale ha coinvolto tutto il pubblico che ha chiesto a gran voce i vari bis/tri e oltre in modo che Verona possa tornare ad avere un Corpo di Ballo stabile in una sorta di vox populi, vox dei.

Pregevoli le scene di Filippo Tonon ed i costumi di Silvia Bonetti i cui panneggi delle vesti ricreavano quelli dell’età ellenistica delle cariatidi dell’Eretteo riprodotte sullo sfondo.

Sonia Baccinelli

27 agosto 2023