Recensioni - Cultura e musica

Verona celebra Šostakovič

Al Teatro Filarmonico un concerto a cinquant’anni dalla morte del compositore russo

Al Teatro Filarmonico di Verona viene proposto un bel concerto sinfonico con l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona in onore di Dmitrij Šostakovič. In programma il Concerto per violoncello e orchestra n. 2 in Sol maggiore op. 126 e la Sinfonia n. 15 in La Maggiore op. 141.

A dirigere i complessi veronesi il direttore russo Dimitri Jurowski e al violoncello solista il giovane Ettore Pagano.

Concerto interessante con due composizioni dell’ultima fase creativa del maestro russo. La quindici è infatti la sua ultima sinfonia, composta nel 1972 a tre anni dalla morte.

Il programma inizia con il concerto per violoncello e orchestra, composto a suo tempo nientemeno che per Mstislav Rostropovič, e a Verona affidato al giovane e talentuoso Ettore Pagano.

Si tratta di una composizione in cui gli accenti violenti della musica di Šostakovič si rarefanno in volute più intime, che lasciano spazio a melodie lievi che ricordano le ballate popolari. Improvvisi ed impetuosi gli interventi del violoncello solista, con un accompagnamento orchestrale delicato e un originale utilizzo delle percussioni. Fra le melodie popolari fa capolino la modernità con momenti in cui sembra di vedere in musica l’architettura razionalista sovietica, oppure di percorrere la Karl Marx Allee di Berlino.

Ettore Pagano interpreta magistralmente con grande concentrazione e coinvolgimento emotivo. Dopo il concerto regala al pubblico tre bis indiavolati in cui dimostra un approccio viscerale, quasi fisico, allo strumento. Grandi applausi per lui.

La seconda parte del concerto affronta la sinfonia numero quindici, l’ultima di Šostakovič, venata di malinconia e con ampie citazioni da opere di altri compositori, basti ricordare nel primo tempo il costante ritorno della sinfonia del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini.

Dimitri Jurowski dirige con precisione, ben evidenziando le varie sezioni orchestrali che a tratti assumono in questa composizione quasi distinzione solistica. La direzione ci è tuttavia parsa fin troppo parsimoniosa e misurata.

Vivo successo nel finale.

Raffaello Malesci (Venerdì 28 Febbraio 2025)