Recensioni - Cultura e musica

Verona: gli apostoli del violoncello

I 12 violoncelli dei Berliner Philharmoniker al Settembre dell’Accademia

12 come gli apostoli, 12 come i mesi dell'anno, 12 come gli “Angry Men” del dramma di Reginald Rose -ma di questo ne riparleremo- 12 come i violoncelli dei Berliner Philarmoniker.

Nato nel 1972 l’ensemble, che comprende 12 strumentisti di una delle più blasonate orchestre del mondo, è divenuto nel corso del tempo una vera e propria istituzione musicale che si esibisce in tournée sui più prestigiosi palcoscenici a livello internazionale. Non poteva quindi mancare il Teatro Filarmonico di Verona che li ha ospitati in concerto in occasione del Settembre dell'Accademia.

Il loro repertorio è tutto incentrato sulla musica del ‘900 con qualche incursione nel contemporaneo, a partire da Hymnus di Julius Klengel che all'epoca della costituzione del gruppo era l'unica composizione espressamente scritta per 12 violoncelli e che ha aperto il programma veronese. Altro brano icastico, composto per l’ensemble, è Aubade di Jean Français, unica composizione del programma articolata in più movimenti che richiede grande energia ed intensità nell’esecuzione dato che, a detta dell’autore, il finale “fa ronzare gli strumenti proprio come le auto in corsa durante una 24 ore di Le Mans”. Non sono mancati gli arrangiamenti dalle colonne sonore con Prova a prendermi di John Williams o la struggente La strada di Nino Rota dall'omonimo film di Fellini, cui ha fatto seguito Caravan di Duke Ellington e Juan Tizol.
La seconda parte si è aperta con un’altra delle tante musiche scritte espressamente per il gruppo ovvero 12 Angry Man di Brett Den, violista che dal 1985 al 2000 fu lui stesso membro dei Berliner. Il brano, ispirato al dramma di Rose ed al successivo film di Sidney Lumet, in cui una giuria popolare deve esprimersi riguardo alla colpevolezza di un imputato, è una sorta di dialogo tra i singoli strumentisti che dopo ripetuti contrasti si ricompone nel finale. Il concerto si è concluso con un'incursione nel continente americano: dapprima il nord con Deep River gli Burleigh ed uno spiritual, quindi nel sud con brani di Piazzolla e Granda.

Straordinario il livello di compattezza ed intesa degli strumentisti, frutto di anni di frequentazione in orchestra, che ha conquistato il pubblico veronese prodigatosi al termine in applausi entusiasti cui hanno fatto seguito alcuni bis tra i quali un Morricone western ed il tema della Pantera rosa di Henry Mancini.