L’oratorio militare di Antonio Vivaldi ha inaugurato tra gli applausi il Festival Vicenza in Lirica
Anche in periodo di Covid-19, durante il quale qualunque realtà si occupi di rappresentazioni dal vivo è stata costretta a rivoluzionare e, soprattutto, ridimensionare i propri programmi, il Festival Vicenza in Lirica si conferma manifestazione d’eccellenza, sia per la raffinatezza delle proposte che per la qualità dell’esecuzione. Per l’edizione 2020 il direttore artistico Andrea Castello ha costruito un percorso incentrato su Antonio Vivaldi, che si è aperto sabato 29 agosto al Teatro Olimpico con una magnifica edizione della Juditha Triumphans. Sacro oratorio militare, nonché unico oratorio del compositore veneziano giunto sino a noi, Juditha Triumphans è un lavoro di grandi proporzioni, per 5 voci, coro e orchestra, scritta per celebrare la liberazione dell’isola di Corfù dai turchi da parte della Repubblica di Venezia che debuttò a Venezia all’Ospedale della Pietà nel 1716.
Principale artefice del successo della serata è stato il Maestro Francesco Erle, vera anima del Festival, che, da grande musicista qual è, ha concertato la partitura vivaldiana basandosi su un organico di soli otto strumentisti, compreso lui che ha diretto al cembalo, portandola ad una dimensione cameristica più raccolta ma non meno affascinante della scrittura originale. Merito di un ensemble di eclettici musicisti che in alcuni casi passavano disinvoltamente da uno strumento all’altro, creando spesso accompagnamenti che, se si fosse trattato di musica pop, avremmo definito “acustici”. Se quindi è mancato il peso della grande orchestra, non sono mai mancate la perfetta architettura musicale e l’emozione dell’esecuzione partecipe.
Non da meno è stato l’ensemble vocale, che comprendeva sia giovani promettenti che cantanti affermate, dalla carriera internazionale. Nel ruolo del titolo la giovanissima Caterina Meldolesi ha tratteggiato una Giuditta più ieratica che guerriera. Il timbro è pieno e luminoso, la linea di canto impeccabile anche se alcune note gravi non erano perfettamente a fuoco. Da incorniciare l’esecuzione di quel prezioso gioiello che è l’aria Veni, veni me sequere fida, quasi sussurrata su un delicatissimo tappeto orchestrale, capolavoro di concertazione di Erle e dei suoi musicisti, impreziosito dal salmoè di Luigi Marasca. Al suo fianco la straordinaria Sara Mingardo che ha scolpito ogni singola battuta di Oloferne, infondendole il giusto colore ed il giusto accento. Il mezzosoprano veneziano ha delineato un condottiero assiro dai tratti introspettivi, che, anziché ostentare indole virile, corteggia Giuditta intonando l’aria Noli o cara te adorantis, con delicata sensualità. Nel ruolo di Vagao ha brillato l’eccellente Vivica Genaux, interprete raffinata nelle arie liriche, spavalda in quelle più virtuosistiche tra cui le impervie quali Quamvis ferro, et ense gravis e Armatae faci et anguibus. Cecilia Gaetani è stata un’Abra di grande musicalità, mentre Alessandra Visentin si è ben distinta nel ruolo di Ozias. Puntuale come sempre l’apporto del coro Schola San Rocco, anch’esso ridimensionato a causa delle regole di distanziamento.
Al termine l’esecuzione è stata salutata da un pubblico entusiasta. La capienza del Teatro Olimpico era stata limitata a 180 persone, ma il fragore degli applausi valeva almeno per 300. Applausi liberatori, che racchiudevano tutti quelli trattenuti durante il concerto, dato che più di un’aria avrebbe meritato l’applauso a scena aperta.