Il capolavoro sacro di Brahms in un’applaudita esecuzione dell’orchestra costituita per l’occasione dagli allievi del Conservatorio Arrigo Pedrollo
Da tradizione il concerto inaugurale del festival Vicenza in Lirica prevede una partitura di carattere religioso o comunque spirituale. Anche l’edizione 2025 ha visto rispettare questa tradizione e, dato che il direttore artistico della manifestazione, Andrea Castello, ama ogni anno alzare l’asticella, il 6 settembre nella cavea del Teatro Olimpico sono risuonate le note del Deutsches Requiem di Johannes Brahms.
Concepita tra il 1854 ed il 1868, anno della sua prima esecuzione, ed oggetto di ripetute revisioni, questa partitura contribuì alla definitiva affermazione di Brahms come compositore.
Il Deutsches Requiem non si può considerare un vero e proprio ufficio funebre, infatti il testo non segue la tradizionale sequenza scritta da Giovanni da Celano, ma si basa su testi dell’Antico e del Nuovo Testamento secondo la traduzione tedesca, scelta che, nonostante la frammentarietà, conduce ad un risultato di grande compattezza stilistica e formale. La concezione protestante vede la morte come un passaggio sereno ad una vita migliore, e quindi qui non è prevista quell’idea di vendetta e punizione divina espresse nel Dies Irae che, al contrario, costituisce il fulcro del Requiem della tradizione cattolica romana.
Passaggio e rinnovamento sono anche i valori che caratterizzano il festival Vicenza in Lirica che, nonostante sia ormai giunto alla sua tredicesima edizione, continua ad essere un festival giovane per la dinamicità e la vitalità delle sue proposte, oltre ad essere un festival per i giovani dato che da sempre offre la possibilità ad artisti debuttanti o emergenti di potersi esibire sul palcoscenico del Teatro Olimpico in occasione dell’opera che ogni anno vede protagonisti i vincitori del Concorso Tullio Serafin. Inoltre, in occasione del Deutsches Requiem il festival ha rinnovato la collaborazione con il Conservatorio Arrigo Pedrollo, massima istituzione musicale vicentina, dando vita ad un’orchestra costituita dagli allievi delle varie classi integrata dalla presenza di alcuni docenti. Alla testa della giovane formazione e del coro Kairos Vox il Maestro Marco Titotto è stato protagonista di una lettura attenta e misurata ma allo stesso tempo di grande espressività e tensione drammatica, cui orchestra e coro hanno risposto con grande duttilità, nonostante il volume sonoro dei circa 90 elementi complessivi risultasse a volte un po’ compresso nel raccolto spazio dell’Olimpico.
Di ottimo livello le due voci soliste, ovvero il soprano vicentino Claudia Pavone che ha dialogato con il coro in una vibrante esecuzione di Ihr habt nun Traurigkeit Langsam ed il baritono Said Gobechiya già vincitore del concorso Serafin del 2023 che ha fatto sfoggio di un bellissimo timbro brunito e di una raffinatezza nel fraseggio da grande liederista.
Nonostante la complessità della partitura gli allievi hanno dato prova di grande coesione e capacità di ascolto che hanno contribuito ad un’esecuzione eccellente salutata dal pubblico che esauriva il Teatro Olimpico con applausi entusiasti.