Recensioni - Cultura e musica

Vicenza: un’ipotesi di completamento per la Messa in do minore

Il Festival Vicenza in Lirica inaugura con il capolavoro mozartiano nella versione completata da Luca Guglielmi

All’interno del repertorio classico sono diverse le partiture che, nonostante la loro incompiutezza, sono assurte a livello di capolavoro. Oltre alla sinfonia di Schubert intitolata per l’appunto “Incompiuta” si ricordano ad esempio la nona sinfonia di Bruckner, la decima di Mahler, l’Arte della fuga di Bach, nonché alcune pietre miliari del teatro d’opera quali Turandot, Lulu, Chovancina o Les comtes d’Hoffmann.

Anche i due massimi capolavori sacri di Wolfgang Amadeus Mozart, ovvero il Requiem e la Messa in do minore, appartengono a questa categoria, con la differenza che se il Requiem è stato completato poco dopo la morte del compositore dal suo allievo Felix Süssmayr, la Messa in do minore è rimasta sempre una sorta di cantiere aperto ed Il festival Vicenza in Lirica per l’inaugurazione della sua decima edizione, dopo l’anteprima monteverdiana primaverile, ha scelto di proporre una nuova edizione della Messa in do minore completata da Luca Guglielmi. Nonostante in passato più di un musicista abbia proposto una propria versione per musicare la parte di testo rimasta incompiuta, attualmente la tendenza è quella di eseguire solo quanto sia uscito dalla penna di Mozart, ovvero il Kyrie, il Gloria, i primi due numeri del Credo e il Sanctus. Guglielmi si è avvicinato a questo progetto con grande senso di responsabilità ed umiltà, ben conscio del fatto che non esiste una versione definitiva di questa messa ma solo eventuali proposte che possono risultare più o meno efficaci.

Il maestro torinese ha scelto di intervenire utilizzando solo brani mozartiani, tra cui un’aria dalla cantata Davide penitente ed un brano dal Credo KV 337 per il Credo, una ripresa del Kyrie in diversa tonalità per l’Agnus Dei, sulla falsariga di quanto fece Süssmayr per il Requiem, ed una fuga composta ex novo su temi mozartiani per il Dona nobis pacem. Una proposta sicuramente interessante, che non mette la parola fine su una questione che rimarrà sempre aperta, ma che conferma la vitalità ed il coraggio di un festival che ogni anno cerca di percorrere nuove strade e di offrire proposte stimolanti al suo pubblico.

Assolutamente di pregio l'esecuzione che ha avuto luogo in un Teatro Olimpico quasi esaurito. In buca l’Orchestra di Padova e del Veneto diretta dallo stesso Luca Guglielmi che, con un organico contenuto, ha fornito una lettura estremamente equilibrata ma con momenti di grande trasporto emotivo. Rimarchevole anche la prova del Coro Iris ensemble diretto da Marina Malavasi, nonostante l’acustica raccolta dell’Olimpico non sempre si presti a partiture così imponenti.

Equilibrato il quartetto dei solisti che ha visto come primo soprano Nina Solodovnikova, vincitrice l’anno scorso del Concorso lirico Tullio Serafin e protagonista di Mitridate re di Ponto, distinguersi nel Kyrie e nell’Agnus Dei. Paola Leuci, secondo soprano, nell’Et incarnatus est ha dato prova di grande raffinatezza del fraseggio, mentre apprezzabili, nonostante le loro parti siano molto più contenute, sono stati il tenore Giuseppe di Giacinto, ed il Basso Giacomo Nanni.
Unico neo: l’inusuale intervallo dopo il Gloria, comprensibile visto il clima particolarmente caldo, soprattutto per le esigenze del coro, che però ha inevitabilmente coinciso con un calo di tensione, pur non inficiando il risultato complessivo, accolto da applausi calorosi e partecipi.