Recensioni - Teatro

“Idee per una mimica” ovvero l’attore illuminista secondo Johann Jakob Engel

Precettore dell’erede al trono prussiano, il filosofo tedesco affronta l’emozionalità dell’attore in un manuale epistolare che avrà grande diffusione europea

Il “Paradosso sull’attore” di Diderot diede l’avvio ad un’ampia discussione intellettuale sull’opportunità o meno per l’attore di utilizzare le proprie emozioni per esprimersi sul palco. In questo dibattito si inserisce anche il filosofo Johann Jakob Engel (1741 – 1802) che, nativo di Parchim nel Meclemburgo, studiò nella fervida università di Lipsia. Fu durante il soggiorno nella cosiddetta “piccola Parigi” che nacque l’amore di Engel per il teatro, tanto che sul finire degli anni sessanta del settecento si trovò addirittura a recitare a fianco di Goethe nella Minna von Bernheim di Lessing. Anche i primi scritti letterari di Engel furono principalmente commedie e drammi, fra cui ricordiamo “Il Figlio Grato”, “La Farmacia” e “Il diamante”. Engel si cimentò anche in un adattamento di poco successo dello shakespeariano “Much ado about Nothing”.

Trasferitosi a Berlino dopo la laurea in filosofia, fu insegnante e precettore annoverando fra i suoi allievi il futuro sovrano prussiano Federico Guglielmo III. Nel 1785 pubblica in forma epistolare “Idee per una mimica”, in cui cerca di dare indicazioni sull’arte dell’attore e affronta la discussione, in atto fin da Diderot, Sainte-Albine e Riccoboni, sull’opportunità per un attore di provare emozioni in palcoscenico.

Molto onestamente e con spirito di indagine prettamente illuministica, Engel si interroga se l’arte dell’attore possa effettivamente venire indagata e se ad essa si possano ascrivere principi generali. Egli analizza l’importanza per l’attore dell’espressione facciale, principalmente basata su occhi e bocca, per esprime le emozioni, sottolineando però anche l’importanza dell’ideale estetico per cui la scena dovrebbe essere sempre permeata di armonia e controllo e rappresentata come un dipinto. Sull’espressione dei sentimenti chiosa: “I veri sentimenti dominano troppo facilmente tutto il cuore, per poi inibire o falsificare l'espressione, che dovrebbero, secondo l'intenzione, solo rinforzare” (Idee per una Mimica, prima parte).

Dunque Engel sembra allinearsi sulle idee di Diderot, senonché il suo trattato, lasciato volutamente in forma epistolare per svincolarsi probabilmente dal dovere illuministico di completezza e scientificità, spazia su molti aspetti dell’arte dell’attore, affrontando da una parte tematiche prettamente filosofiche e dall’altra tematiche prevalentemente pratiche. Al poderoso trattato di 44 lettere divise in due volumi per un totale di più di seicento pagine, sono infatti accluse ben sessanta illustrazioni delle varie pose consone e utili all’arte dell’attore. In questo senso Engel è un anticipatore dei numerosi manuali e prontuari di pose sceniche per l’attore che imperverseranno nell’ottocento.

Engel rimane un figlio del suo tempo, per il quale l’arte è principalmente l’espressione di un ideale, non la mera riproduzione della natura: “… L’imitazione e la rappresentazione della natura è (…) un principio che non è mai bastante. La natura costruisce alcune cose in assoluta completezza e l’arte, in questo caso, non deve fare altro che riprenderle attentamente e riprodurle fedelmente; mentre per alcune altre la natura (…) non raggiunge quel grado di completezza che dovrebbe: alcune cose si rivelano sbagliate, altre troppo deboli oppure troppo forti. In questi casi allora il dovere dell’arte richiede, da una raccolta di osservazioni, o secondo i principi che vengono tratti da queste osservazioni, che si migliorino gli errori della natura, che si corregga ciò che è sbagliato, diminuendo il troppo forte ad un grado corretto e aumentando ciò che è troppo debole alla forza corretta.” (Idee per una Mimica, Seconda lettera)

Correggere la natura tendendo all’ideale dell’arte e educare l’attore a questo esercizio, ecco i principi fondamentali del trattato di Engel, che, nonostante i suoi giovanili trascorsi attoriali, resterà sempre principalmente un teorico. Solo nel 1787 fu posto a capo del Königlisches Nationaltheater di Berlino, che diresse per pochi anni, con alterne fortune e soverchianti problemi organizzativi.

Al fallimento sostanziale della pratica teatrale, corrisponderà tuttavia un ampio successo di “Idee per una mimica”, che avrà numerose edizioni in Germania e sarà tradotto in svariate lingue europee – la prima traduzione italiana è del 1818 -, restando per diversi decenni un punto di riferimento per la pratica e la teoria dell’attore.

R. Malesci