Homburg di ingessata classicità per Lievi
Continua la stagione CTB di Brescia con “Il principe di Homburg” di Heinrich von Kleist per la regia di Cesare Lievi, scene di Josef Frommwieser, costumi di Marina Luxardo, luci di Gigi Saccomandi.
Lievi per la messa in scena di Kleist si affida alla classicità e ad un’estrema pulizia di movimenti e di intenzioni. Inserisce infatti la storia in uno spazio irreale, rigoroso, scarno con vaghi accenni neoclassici. La guerra dei trent’anni sembra un gioco da tavola, i soldati impettiti signori che discutono di giustizia e di ordini violati. L’amore è un afflato mistico venato di risvolti vagamente psicotici. Tutto inizia in un sogno e tutto finisce in un sogno, e lo scherzo fatto al Principe di Homburg sembra una piccola seduta di psicanalisi. L’eccesso di cerebralità finisce per rallentare lo spettacolo e alla lunga fa perdere credibilità ai personaggi.
L’intimo senso di giustizia, tanto caro a Kleist, diviene una discussione da salotto e non un’istanza profonda e lacerante per lo spirito germanico e protestante, come dovrebbe essere. Detto questo il testo di Kleist è un capolavoro e passa al di là dell’impostazione eccessivamente didascalica.
Gli interpreti sono tutti bravi ma risentono dell’eccessivo rigore loro imposto e spesso traspare l’attore e non il personaggio. Spicca fra tutti Graziano Piazza che interpreta con passione il colonnello Kottwiz e Stefano Santospago ottimo Principe Elettore. Sottotono invece Lorenzo Gleijeses come Principe di Homburg. Da ricordare anche tutti gli altri: Andrea Collavino, Ludovica Modugno, Maria Alberta Navello.
Il pubblico ha salutato lo spettacolo con applausi convinti e ripetuti.
Raffaello Malesci 07/03/2013