Recensioni - Teatro

A Bergamo Anna Maria Guarnieri, un pezzo di storia del teatro Italiano

Insieme a Marilù Prati la Guarnieri, alla soglia dei novant’anni, porta in scena Arsenico e Vecchi Merletti di Joseph Kesserling

Arriva al Teatro Donizetti di Bergamo la fortunata tournée di Arsenico e Vecchi Merletti di Joseph Kesserling, partita nel 2019 dal Teatro Mercadante di Napoli.

Protagonista assoluta, un monumento del teatro italiano, Anna Maria Guarnieri, che calca le scene dal 1954, contribuendo di fatto, con la Compagnia dei Giovani fino al 1963, a rinnovare e svecchiare la scena di prosa italiana. Oggi la ritroviamo alla soglia dei novant’anni, decisa e combattiva, ad interpretare, insieme alla brava Marilù Prati, un grande classico della comicità americana come Arsenico e Vecchi Merletti. Più di due ore di spettacolo che le attrici reggono con disinvoltura, immerse nelle rispettive parti con ironia e con la leggerezza di chi ha passato una vita sul palcoscenico. Il pubblico alla fine ha tributato loro una vera ovazione di applausi affettuosi e convinti.

Accanto a loro una nutrita schiera di valenti attori caratteristi, a cominciare dal bravo Leandro Amato nella parte del nipote Teddy Brewster e al caratterizzato e divertente Totò Onnis come Mortimer Brewster. Divertente Luigi Tabita nella non facile parte di Johnantan, che fu creata da Boris Karloff. Una menzione anche a tutti gli altri per il bel lavoro d’insieme: Maria Alberta Navello, Tarcisio Branca, Bruno Crucitti, Francesco Cuzzo, Daniele Biagini e Lorenzo Venturini.

La regia dello spettacolo è di Geppy Gleijeses, che imposta un prodotto di assoluta classicità, liberamente ispirato alla regia teatrale del 1992 di Mario Monicelli, in cui lo stesso Gleijeses interpretava la parte di Mortimer. Il regista lavora con competenza sul lato farsesco del testo e sceglie di accompagnare gli attori caratterizzando la recitazione in linea con la tradizione del teatro comico italiano. L’operazione è giustamente un omaggio a due grandi personaggi della vita culturale del nostro paese, la Guarnieri e Monicelli, perciò gli si perdona un certo eccesso di patina polverosa che abbiamo percepito sia nella scelta scenografica che in alcuni passaggi comico-mimici non sempre perfettamente risolti.

Al resto pensa il testo di Kesserling, che sorprendentemente non invecchia più di tanto e si dimostra ancora valido teatralmente, grazie a quella strana mistura fra commedia nera, farsa dell’assurdo e ironia meta teatrale intorno al ruolo e alle convenzioni del “prodotto” teatro. Non per niente Mortimer Brewster è un critico teatrale e il suo personaggio vive durante la commedia un gioco complesso e illuminante fra l’essere nella farsa e criticarla, come nella scena esilarante dove racconta le assurdità che vede a teatro, assurdità che puntualmente gli capitano poco dopo.

Teatro pieno e prodigo di applausi nel finale.

Raffaello Malesci (2 Febbraio 2022)