
Riscrittura e messa in scena a cura di Invisibile Kollettivo
Al teatro Borsoni di Brescia va in scena dal 7 al 16 marzo “Il teatro comico” di Goldoni, una coproduzione del Centro Teatrale Bresciano e il teatro dell’Elfo. L’allestimento è firmato Invisibile Kollettivo. Il testo è di Valentina Diana.
Il sipario è aperto all’entrata in sala del pubblico. Bauli e case tecnici, quinte di varie dimensioni sparse sulla scena, ornate con decori classicheggianti; praticabili di varie altezze e un tavolo centrale. Si ha l’impressione di essere all’interno di un magazzino teatrale o di un palco non allestito.
A luci di sala accese gli attori entrano in scena come si fossero appena svegliati, alcuni di loro hanno proprio dormito in teatro.
Il capocomico sposta una sedia da regista a destra del proscenio, si beve un caffè con copione in mano e fare meditabondo, mentre l’aroma si diffonde in tutta la sala. Le luci della platea si spengono, inizia il dialogo. Si scopre che i personaggi del fuori scena sono gli stessi voluti da Goldoni e, per sommi capi, anche la tessitura drammaturgica.
Si prova il terzo atto dello spettacolo il cui debutto è fissato per il giorno dopo. Emergono tensioni e dubbi. Florindo potrà amare Colombina e sposarla abbattendo le convenzioni sociali? Ma soprattutto, i comici (le maschere) potranno mai diventare personaggi?
Fra la prova di una scena e l’altra si snocciolano le vicende di vita dei protagonisti, fra piccole tresche amorose e oggettive difficoltà economiche. La tensione man mano cresce fino al tracollo causato dal furto, da parte dei comici che interpretano Arlecchino e Brighella, del pollo arrosto destinato al pranzo della compagnia. I due vengono giudicati e cacciati dal resto del gruppo. Lo spettacolo si ritrova quindi senza due attori a poche ore dal debutto. Per risolvere il problema la compagnia scrive un volantino da spargere per le vie della città allo scopo di reclutare due nuovi comici. Leggono il volantino anche i due attori cacciati che decidono di partecipare all’audizione travestiti. In breve eccoli in panni nuovi, redenti all’audizione. Esaminati dal resto della compagnia, che non li riconosce e rimane incantata di fronte alla loro esibizione, vengono scritturati come nuovi personaggi in sostituzione delle vecchie maschere.
Tutto è finalmente pronto per il gran finale. La scena si anima nell’eterno gioco del teatro fra finzione e realtà, lasciando le vicissitudini pratiche e teoriche della vita vissuta dietro alle quinte.
Lo spettacolo è ben congegnato, la riscrittura attenta e rispettosa, gli attori bravi, le tematiche sviluppate però risultano autoreferenziali e poco orientate ad un pubblico generico.
L’allestimento è ben fatto e ben recitato, anche se presenta alcuni cali di ritmo che abbassano notevolmente la soglia di attenzione. Non mancano i momenti di comicità e funziona allo scopo l’invenzione dello sponsor caffè Lavacchia.
Ecco gli attori: Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman.
Gli applausi sono generosi nonostante lo spettacolo non sia completamente riuscito.