Recensioni - Teatro

A Recanati omaggio al quartetto Cetra

Dopo la grande coppia Orsini-Branciaroli, il teatro Persiani di Recanati ospita uno spettacolo completamente diverso, ma sempre di qualità.

In scena "Cetra una volta" , un omaggio agli anni gloriosi del Quartetto Cetra, che dal 1947 al 1988 ha tenuto compagnia a milioni di italiani, grazie alla fantasia di Felice Chiusano , Giovanni "Tata" Giacobetti, Lucia Mannucci e Virgilio Savona.

Lo spettacolo scritto da Toni Fornari, con le scenografie di Alessandro Chiti , la regia di Augusto Fornari, ha come protagonisti i Favete Linguis, trio vocale composto da Stefano Fresi, Toni Fornari ed Emanuela Fresi, che da sempre si è ispirato al Quartetto e che si è riunito per l'occasione.

In scena ai lati ci sono due grandi cetre con tanto di scale , illuminate in base alla canzone e all'atmosfera, composizioni floreali, un grammofono e uno schermo dove vengono proiettati filmati vintage del gruppo.

Il trio ripercorre la storia del Quartetto attraverso le canzoni più famose da "Concertino" a Nella vecchia fattoria", passando per "Un disco dei Platters", "Il testamento del toro", "Donna", "In un vecchio palco della scala", "Vecchia America", un medley di vecchie canzoni sulla radio, quando ancora si chiamavano Egie. Lo stile è quello unico, che unisce swing, jazz, canzonetta in maniera delicata e sempre originale.

Sono omaggi rivisti, attualizzati ai tempi del politically correct , ascoltare oggi un brano come "Però mi vuole bene" con il suo black-humour fa sicuramente un certo effetto.

I Favete sono deliziosi. Cantano benissimo, intrecciano le voci, gli sguardi e le battute. Lo spettacolo ha un ritmo perfetto e loro sono bravi a travestirsi velocemente e a cambiare lo stile dei pezzi, accompagnati anche dal sax e dalla voce della brava Cristiana Polegri.

Ci sono dei momenti esilaranti come lo sketch del tg, dove legano notizie attuali apparentemente scollegate tra loro e che invece portano a risultati spassosi.

Oppure per ricordare la mitica trasmissione "Biblioteca di studio", mettono in scena un Otello molto sgangherato con la tecnica del centone (testo composto da un collage di frasi di autori od opere diversi, unite a formare un'opera originale) attraverso vecchie e nuovissime canzoni.

Anche lo sketch del suggerimento con il Giulio Cesare di Shakespeare risulta un altro dei momenti veramente formidabili. Ripropongono anche la difficile "Shangai-Lil" e proprio Fresi racconta di quando appena ventenni si trovarono tra gli spettatori la Mannucci e Savona, che qualche tempo dopo fece recapitare al trio, la partitura di questa canzone, con una bella dedica. Il finale è affidato a "I ricordi della sera" , incisa nel 1961. "Cetra una volta" è un vero atto d'amore, è un omaggio rispettoso, dove tutto è ben curato. L'impresa non era affatto facile, ma il trio c'è riuscito perfettamente.

Lo dimostrano i calorosi applausi a fine serata, ma anche quelli a scena aperta.

Stefano Fresi colpito dalla bronchite, ha dato il massimo, senza risparmiarsi, da bravo professionista. Sua sorella Emanuela ha una voce che ricorda Lucia Mannucci e una simpatia contagiosa, Toni Fornari è l'elemento perfetto per creare una magica sintonia.

La cosa che colpisce di questo spettacolo è la naturalezza con cui interpretano, creando un'atmosfera avvolgente, a tratti malinconica, che ricorda un passato dove la televisione e la società profumavano ancora di purezza.

Marco Sonaglia