Recensioni - Teatro

A Torino Ghiaccio di Bryony Lavery

In prima nazionale al Teatro Gobetti dal 22 marzo al10 aprile 2022. La nostra recensione. 

C'era una volta Cappuccetto Rosso, una nonna , un lupo...In questa tragedia Cappuccetto Rosso si chiama Rhona,una bimba di dieci anni, non la merenda, bensì le cesoie deve portare alla nonna,incontra il Lupo,un lupo dei giorni nostri:uno stupratore killer seriale di bambine,un pedofilo,si chiama Ralph Wantage ( Filippo Dini,protagonista e regista).

La mamma Nancy (Mariangela Granelli) aspetta per ore, giorni, settimane, mesi, anni, il ritorno di Rhona, invano...Incontriamo immediatamente Agnetha,(Lucia Mascino) la psichiatra, colei che indaga e si interroga, con un ritmo serrato e tesissimo, se la mente è malata o malvagia, Ralph è malato o ha una mente criminale?, questo è il file rouge che ci accompagnerà fino alla fine.

Agnetha non crede che esista la malvagità, per lei è più semplice: i danni psicologici subiti, inferiscono profonde ferite al cervello, che si ammala..."un cervello malato fa cose malate" ci dice Agnetha.

La trama è chiaramente un'invenzione letteraria ispirata a casi realmente accaduti: la raffinata scrittura della pièce teatrale permette all'autrice (Bryony Lavery)di rappresentare un argomento atroce e drammatico, come la pedofilia,in modo delicato,grazie alla recitazione scarna,asciutta, paratattica:il dolore e il suo maneggiamento,la sua trasformazione inevitabile nel tempo.

Il perdono è previsto?

Si può perdonare un serial killer pedofilo?

La Pièce,che ha una cadenza elegante assai simile a quella della tragedia greca,innesca verso la fine il "senso di colpa", il rimorso,arma assai potente, fa riflettere sul senso del giusto,dell'iniquo e sulla pena insita nella colpa.Tutti i personaggi vivono,nonostante lo strazio,attraverso i loro racconti,raggelati(Frozen)in una sorta di atrofia emotiva che li paralizza nel loro personalissimo dolore:ognuno lo racconta a modo proprio.

Si racconta la lacerazione,il vuoto lasciato all'interno di una famiglia, il ghiaccio appunto, che iberna i vivi affinché possano sopravvivere:anche Agnetha,la psichiatra si inserisce da grande protagonista nel dolore collettivo,lei, che si è affacciata sul dolore della morte,per un segreto che nasconde.Hanno tutti perso,sofferto,tutti ghiacciati,ma,una timida speranza la offre Ingrid, la sorella di Rhona,muta,disperata testimone della disgregazione familiare,il suo dolore, la sua assenza( non presente in "carne ed ossa"ma continuamente evocata da Nancy)assai vividi e presenti,la sofferenza in lei si trasforma,lei "tentazione del bene"contrapposta alla"memoria del male" ed allora scenicamente tipico del meta-teatro, si dispiegano sulla platea lunghissime fila di bandierine tibetane offerta-simbolo del perdono donato alla mamma Nancy...il Perdono, redenzione e allo stesso tempo arma del delitto.

Splendida la figura di Agnetha Gottmundisdottiri,che,con una una profonda ed accurata indagine psicologica,conduce per mano Ralph fino a farlo affacciare sulla profondità degli abissi umani.

Tutto si ricompone alla fine,si trova la giustizia,si riscopre l'umanità,non la felicità...il Ghiaccio finalmente si scioglie.

Edwige Mormile

 

Ghiaccio di Bryony Lavery

traduzione Monica Capuani e Massimiliano Farau

regia Filippo Dini

aiuto regia Carlo Orlando

scene Maria Spazzi

costumi Katarina Vukcevic

luci Pasquale Mari

musiche Aleph Viola

teatro Gobetti

Produzione Teatro Stabile Torino-Teatro Nazionale, in accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di United Agents LLP