Recensioni - Teatro

A Torino - Il Filo di Mezzegiorno - con Donatella Finocchiaro

Donatella Finocchiaro in un'intensa prova d'attrice dà la voce e interpreta Goliarda Sapienza in "Il filo di mezzogiorno": racconto autobiografico e psicoanalitico dopo il periodo di depressione sfociato in un tentativo di suicidio.

Donna assai libera,scandalosa per la morale degli anni fine '60 ma non ancora anni '70, interprete di grandi passioni e canti "fuori dal coro".. La Finocchiaro-Goliarda è sempre in scena, immersa come in un tuffo in apnea nel più profondo di se stessa insegue in un apparente disordine, pensieri, emozioni, tormenti...li decostruisce per rilegarli,alla fine, in un invisibile filo logico; è anche, e soprattutto, la narrazione del legame, di Goliarda, morboso ed ambiguo col suo psicoanalista Ignazio Majore interpretato dal bravissimo Roberto De Francesco.

Il transfert si traduce tra i due in un rapporto devastante, intimo, tormentato: lui la visita nella sua abitazione cinque volte a settimana, Goliarda è agorafobica.

Narra di sé, l'infanzia siciliana, i corsi all'Accademia di Arte Drammatica, il fascismo, la pazzia della madre, l'amore per il marito Citto Maselli...ma anche del suo ricovero in manicomio. Durante la seduta psicoanalitica Goliarda muta e muta anche lo psicoanalista: questo divenire continuo è realizzato sulla scena con un espediente scenografico(Carmine Guarino scenografo) ed assai teatrale:due stanze assolutamente speculari ogni spazio-stanza ospita il personaggio che parla dando le spalle "all'altro", distanti all'inizio parlano ma non comunicano e non si avvertono, un dualismo spaziale a specchio che si dissolverà man mano che paziente e medico inizieranno a comunicare,guardandosi e innamorandosi fino a che l'analista a stento trattiene la passione, si arrenderà e si allontanerà per sempre.

Due scene speculari contenitori del cambiamento di entrambi, l'area mentale della solitudine e della non comunicazione e la stanza "dell'altro da sé" appunto l'analista.

Ma è anche il racconto di una grande scrittrice con la sua vita travagliata da partigiana e femminista, troppo dimenticata in Italia,tanto che il suo romanzo più noto "l'arte della gioia" fu pubblicato postumo.Fu una donna anticonformista che condusse le sue lotte con coraggio in tempi assai difficili...eventi narrati nel suo libro autobiografico, appunto "il filo di mezzogiorno" uscito nel 1969, ora ripubblicato da "la nave di Teseo".

Mario Martone (regia) usa il teatro, paziente ed analista sul palco, per restituirci un'opera letteraria non pensata per il teatro ma adattata ad esso da Ippolita di Majo, intensa ed impegnativa la recitazione ci fa riflettere sui grandi temi della condizione femminile.

Splendido ed assai evocativo,proprio sul "filo dei ricordi", è il canto dei pescatori delle isole Eolie ( Mario Tronco).

Costumi Ortensia De Francesco

luci Cesare Accetta

aiuto regia Ippolita di Majo

assistente scene Mauro Rea

assistente alla regia Sharon Amato

assistente costumi e sarta Federica Del Gaudio

Produzione Teatro Stabile Torino

Teatro Carignano

 

Teatro di Napoli-Teatro Nazionale

Teatro Stabile di Catania

Teatro di Roma - teatro Nazionale

 

Edwige Mormile